Il 31 a Fano convegno su trauma e depressione

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FANO – Si svolgerà venerdì 31 ottobre, alle ore 17, nella Sala di Rappresentanza della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano (via Montevecchio), un convegno dal titolo “Trauma e depressione”, promosso dall’associazione “La Gilda onlus” in collaborazione con la Provincia di Pesaro e Urbino e con il patrocinio dell’Asur Marche Area vasta 1. Si tratta del terzo di tre incontri pubblici sul tema “Una sempre possibile qualità della vita dopo il trauma”, organizzati dall’associazione con la presenza di esperti della disabilità post- trauma, amministratori e persone colpite da malattie invalidanti, incidenti o infortuni, con l’obiettivo di far conoscere meglio l’attività de “La Gilda onlus”, nata a Pesaro nel 2004 ed ancora oggi esperienza unica in Italia, richiamando l’attenzione sul tema della disabilità post-trauma e sulla possibile qualità della vita.

Al convegno, coordinato dal conselor professionale Robert Forte, interverranno vari esperti, preceduti dalla proiezione di un video del regista Massimiliano De Simone: la sociologa Emanuela Ceresani (docente ASPIC di Ancona e gestalt counselor professionista di II livello) parlerà dell’approccio del counseling in riferimento al tema della depressione, il medico chirurgo Gerlando Davide Sghembri (esperto in Nutrizione in condizioni patologiche e direttore sanitario Avis) evidenzierà il ruolo della nutrizione rispetto ai disturbi del comportamento alimentare e alle influenze sul tono dell’umore, mentre il sociologo Carlo Bertozzini illustrerà l’intervento di “La Gilda onlus” per il trattamento dei traumatizzati e delle vittime di malattie invalidanti che hanno nella depressione una delle problematiche più emergenti. Tale metodo, scaturito dall’esperienza personale di Bertozzini e messo a punto in oltre 10 anni di attività, prevede un percorso per la persona traumatizzata e la sua famiglia, considerati sia separatamente (come due parti dello stesso insieme), sia congiuntamente (come unico sistema). Tutti i componenti del nucleo familiare “lavorano” infatti per accettare la nuova condizione di vita e prendere coscienza delle risorse residue di cui la persona è in possesso. Procedendo separatamente e parallelamente, i due gruppi (famigliari e traumatizzati) contribuiscono così a mantenere integra la capacità di ben-essere di ognuno ma anche quella del nucleo familiare, tutelandosi da rischi di disgregazione personale e dai conflitti (soprattutto nel rapporto di coppia) che potrebbero insorgere nel tempo. Tutti sono invitati a partecipare

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