Seri: “Basta alle risorse destinate solo ai comuni capoluogo”

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FANO – “E’ intollerabile che un numero cospicuo di risorse arrivi esclusivamente alle
città capoluogo, tagliando fuori le cosiddette città medie che sono il fulcro e il cuore
pulsante dell’Italia”.

Il sindaco Massimo Seri mette nel mirino la disparità di trattamento tra amministrazioni
che rappresenta un freno allo sviluppo e alla crescita di numerose realtà sociali e
territoriali italiane.

La chiave di volta su cui il primo cittadino posiziona la sua offensiva risiede nel percorso
storico che ha coinvolto gli enti locali usciti impoveriti nell’ultima decade.
“Negli ultimi 10 anni i gli enti locali sono stati al centro di significative sollecitazioni.
Dal tentativo del governo Monti di un improbabile accorpamento delle Province alla
cosiddetta legge ‘Delrio’, che avrebbe dovuto avere natura transitoria, sino alla riforma
costituzionale bocciata dal referendum del 2016. I diversi interventi di riordino degli
enti territoriali, parziali e frammentati, sono stati inoltre accompagnati da una drastica
riduzione delle risorse e dai vincoli stringenti derivanti dal Patto di Stabilità interno. Il
taglio dei trasferimenti statali e la profonda incertezza sia sul fronte delle regole che
delle possibilità di alimentazione della spesa locale hanno bloccato la programmazione
di investimenti di numerosi enti locali. Questa situazione ha provocato anche distorsioni
a livello amministrativo determinando un diverso equilibrio del sistema organizzativo
territoriale, con uno sbilanciamento a vantaggio solo dei comuni capoluogo. Dal 2016, i
vari governi sono intervenuti con una serie di misure di sostegno alle autonomie locali
volte a mitigare l’impatto dei tagli e a compensare i costi del riordino territoriale”.
Nella sua arringa, il sindaco si appella alla costituzione: “La gran parte di questi
interventi finanziari dello stato a supporto degli enti territoriali, previsti dall’art. 119
della Costituzione, sono stati incanalati dai governi esclusivamente a progetti di comuni
capoluogo e città metropolitane. In questo modo queste realtà hanno potuto beneficiare
di centinaia di milioni di euro all’anno per finanziare progetti nei settori dell’inclusione
sociale, dell’animazione culturale, della lotta alla dispersione scolastica, della
riqualificazione urbana, della rigenerazione e messa in sicurezza delle periferie, della
valorizzazione identitaria del tessuto produttivo, culturale e sociale”.

 

Seri poi tocca il punto dolente di questo scompenso che ha provato un limite allo sviluppo
territoriale nella nostra penisola.
“L’erogazione di risorse pubbliche a favore esclusivo dei comuni capoluogo genera una
oggettiva disparità di trattamento e di opportunità tra amministrazioni e territori, tanto
da diventare paradossale in quei numerosi casi dove comuni che non sono capoluogo,
hanno una popolazione ed una estensione territoriale superiore a quella della città
capoluogo. Questa ingiustizia oggi è intollerabile. Soprattutto, in relazione
all’imminente avvio di una fase nuova e straordinaria per rilanciare gli investimenti
territoriali. Investimenti che grazie al Recovery Plan dovranno riguardare capillarmente
tutti i comuni. I comuni sono infatti i soggetti pubblici che più di tutti possono
accelerare questo percorso di crescita e tra tutti i comuni chiamati in causa, quelli che
possono svolgere un ruolo determinante sono proprio i comuni di medie dimensioni. I
sistemi territoriali delle città medie, ovvero quelle città che formano con il loro
territorio un corpo inseparabile sono l’espressione di quell’Italia di mezzo che per
densità abitativa e caratteristiche insediative non può dirsi né metropolitana né rurale,
sono spesso aree importanti del tessuto socio-economico regionale che svolgono un ruolo
strategico di cerniera tra centri urbani ed aree rurali”.

Quello che chiede con chiarezza Seri è la demarcazione di nuove regole e modalità per
l’assegnazione delle risorse pubbliche.

È arrivato il momento di mettere mano in maniera strutturale ed equa ad una riforma degli strumenti finanziari destinati agli enti territoriali, stabilendo nuove modalità di accesso che regolino questi strumenti. Mi farò promotore nelle diverse sedi di una loro riforma, poiché l’equità e lo sviluppo del territorio incarnano delle priorità non più
derogabili. Confido nel sostegno e nell’adesione a questa battaglia di tutti i sindaci delle
città non capoluogo che quotidianamente si trovano ad affrontare questo oggettivo
svantaggio”.

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