Domani si vota per il referendum. I vescovi contro l’astensione

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Domani il referendum sulle trivelle, i vescovi col fronte anti astensione tramite il presidente della Commissione Cei per i problemi sociali Filippo Santoro. Per Matteo Renzi non e’ ”referendum politico”. Per Sinistra Italiana il quorum è vicino.

ECCO COME SI VOTA

Domenica 17 aprile dalle 7 alle 23 si svolgeranno le consultazioni elettorali per il referendum popolare abrogativo, previsto dall’art. 75 della Costituzione, relativo alle trivellazioni in mare. Il corpo elettorale ripartito negli 8.000 Comuni e nelle 61.562 sezioni elettorali del territorio nazionale, sottolinea in una nota il Viminale, è pari a 46.732.590 elettori, di cui 22.465.001 maschi e 24.267.589 femmine. A questi vanno aggiunti i 3.898.778 elettori residenti all’estero, di cui 2.029.303 maschi e 1.869.475 femmine, per i quali la modalità ordinaria di espressione del voto è quella per corrispondenza. Il ministero ricorda agli elettori che, per poter esercitare il diritto di voto presso l’ufficio elettorale di sezione nelle cui liste risultano iscritti, dovranno esibire, oltre ad un documento di identità, la tessera elettorale personale a carattere permanente. Qualora non si rinvenga la propria tessera elettorale o si rilevi che gli spazi per l’apposizione del timbro sono esauriti, si potrà chiedere una nuova tessera agli uffici comunali che, a tal fine, assicureranno l’apertura al pubblico nelle giornate di venerdì 15 e sabato 16 aprile, dalle 9 alle 18, mentre domenica resteranno aperti per tutta la durata delle operazioni di voto. Lo scrutinio dei voti inizierà nella stessa giornata di domenica, subito dopo la chiusura delle votazioni ed appena ultimate le operazioni preliminari allo scrutinio stesso. I risultati degli scrutini saranno pubblicati sul sito internet del Ministero dell’Interno www.interno.gov.it  (ANSA)

Le trivelle nel mare italiano
Domenica 17 aprile si terrà il cosiddetto referendum sulle trivelle, il primo nella storia politica italiana promosso dalle Regioni. nei mari italiani ci sono 135 piattaforme. Di queste, 92 dentro le 12 miglia dalla costa. Producono gas e petrolio. Sono quelle a rischio con il referendum. Nei mari italiani ci sono 135 piattaforme e teste di pozzo. Di queste, 92 ricadono dentro le 12 miglia: sono quelle a rischio con il referendum. Oltre alla Sicilia, le piattaforme si trovano tutte nell’Adriatico e nello Ionio.

Il referendum
Gli elettori dovranno decidere se i permessi per estrarre idrocarburi in mare, entro i 20 chilometri (le 12 miglia) dalla terra, devono durare fino all’esaurimento del giacimento oppure fino al termine della concessione. Se il referendum dovesse passare, raggiungere cioè il 50% +1 del quorum con la vittoria del sì, le piattaforme piazzate in mare a meno di 12 miglia dalla costa sarebbero smantellate scaduta la concessione, senza sfruttare completamente il gas o il petrolio sotto i fondali marini.

La riflessione della Chiesa
“L’invito che abbiamo fatto, che la Cei ha fatto, spiega mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, Presidente della Commissione CEI per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, ha raccolto una sensibilità anche in campo laico: qui sono venuti sostenitori dell’ecologia strettamente ambientale e mi hanno chiesto di voler capire questo orizzonte nuovo, più ampio che il Papa propone con l’ecologia integrale, integrando all’aspetto dell’ambiente il lavoro, la società e quindi la cultura e quindi l’ecologia della vita quotidiana”. “E il referendum ha spinto la gente a interessarsi a vedere una prospettiva d’insieme molto più ampia”.

Manca impegno politico per energia alternativa
“E’ quello che noi soffriamo più di tutto”. “La situazione di Taranto è un esempio emblematico di come si sia scelto un modello di sviluppo che punta tutto sul carbone e quindi sul ciclo completo del carbone, ignorando altri aspetti, ignorando – per dire – fonti alternative”. “Nel pieno della discussione sulla situazione dell’Ilva con altri amici, con persone di varie tendenze, noi proponevamo che il ciclo completo del carbone fosse sostituito dal gas: adesso, questa è anche l’idea del governatore emiliano. Quindi sentiamo uno scarto nell’identificazione e soprattutto nello sviluppo di forme alternative”. “Probabilmente, la proposta dell’Ilva che è stata messa in vendita sarà proprio di una forma che unisce il carbone ad altre forme di energia”. “E poi, tutta la questione della perdita dei posti di lavoro che si sviluppa in questa circostanza: qui, dalla situazione che noi viviamo, in particolare al Sud, non è questione di quellic he sono occupati sulle piattaforme – cosa rispettabilissima; è di uno scarto del 54% di disoccupazione giovanile, particolarmente nel Sud. Il 54%! Quindi, a mio giudizio, insieme con le energie rinnovabili ci vuole proprio una strategia specifica per l’occupazione, per il lavoro; una strategia da declinare con la difesa dell’ambiente”.

Il voto rende protagonisti
“E’ importante partecipare, sottolinea l’arcivescovo di Taranto mons.Santoro, è importante andare a votare”. “Innanzitutto, come ha fatto la Cei, è importante prendere in considerazione il quesito referendario; poi, magari, ci possono essere varie soluzioni. Però, una circostanza come questa, ci provoca”. “Quello che io ho sempre sentito – e qui ricordo una parola insistente di don Giussani, che dice: “a circostanza fa parte della vocazione di ciascuno di noi”. La circostanza di un referendum ci invita proprio a prendere posizione, a intervenire”. “E questo non è estraneo con il nostro protagonismo sociale, ma non è estraneo alla nostra vocazione, non è distante. Quindi, un’occasione come questa, del voto, è proprio uno stimolo ad essere protagonisti”. “Allora si capisce perché molte volte il voto è in crisi: perché gli elettori hanno visto tradite le loro aspettative e invece adesso si indica una prospettiva diversa, quello che noi diciamo è un modello di sviluppo differente, che fa leva su fonti alternative, anche se in maniera graduale, come dice il Santo Padre nell’Enciclica”. “Le persone si appassionano alla partecipazione, al futuro della nostra terra, alla cura della “casa comune”, come Papa Francesco sempre ci dice. Ecco: un’occasione da non perdere, proprio. L’invito del Papa ci apre gli occhi su una partecipazione diretta”. (RADIO VATICANA)

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