Appalti, Cgil Pesaro presenta al Prefetto proposta di legge di iniziativa popolare

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PESARO – Nei giorni scorsi una delegazione della Cgil, guidata dalla segretaria generale Simona Ricci, ha illustrato al prefetto di Pesaro Urbino, Luigi Pizzi, la proposta di legge di iniziativa popolare della Cgil sugli appalti e sulla legalità per la quale, in tutta Italia, il sindacato in tutta Italia sta raccogliendo le firme.
Anche nel nostro territorio c’è una vasta mobilitazione per la raccolta di firme, chi vuole, può sottoscrivere la proposta in tutti i Comuni del territorio e in ogni banchetto e iniziativa pubblica che verranno realizzate da qui a fine aprile, termine ultimo per la raccolta firme.
I principali contenuti della proposta di legge riguardano: la tutela dei trattamenti retributivi e previdenziali dei lavoratori attraverso la responsabilità solidale delle stazioni appaltanti e degli appaltatori, contrastare l’illegalità e le infiltrazioni mafiose, rafforzando i controlli di legalità e di congruità degli appalti., contrastare gli appalti al massimo ribasso e rafforzamento dei controlli e delle sanzioni sulle imprese da inserire nelle cosiddette “blacklist”
Al prefetto è stato ricordato che nel nostro territorio, fu sottoscritto un Protocollo sulla legalità negli appalti pubblici (marzo 2011), limitato però solo ai lavori e alle opere pubbliche, che è rimasto quasi integralmente sulla carta.
“Abbiamo condiviso – scrive la segretaria generale Cgil Simona Ricci in una nota – la necessità di essere più pratici ed incisivi’ nell’azione di controllo e di contrasto all’illegalità e per la diffusione delle buone prassi nella Pubblica amministrazione sui temi degli appalti che sappiamo essere spesso la porta attraverso la quale la criminalità organizzata si infiltra nei tessuti economici locali.
Allo stesso modo occorre un serrato impegno affinché i comuni e tutte le stazioni appaltanti pubbliche, oggi coinvolte da un processo di accorpamento in virtù di norme nazionali, si dotino di regole, criteri, buone prassi volte a garantire la qualità dei servizi e delle opere realizzate e le migliori condizioni di lavoro per gli addetti.
Gli appalti rappresentano più del 15% del Pil nazionale. Ma la loro gestione può alimentare il fenomeno della corruzione che in Italia comporta una lievitazione dei costi degli appalti stessi di oltre il 20%.
Allo stesso modo sappiamo che, se ben gestiti e orientati allo sviluppo delle piccole e grandi infrastrutture e dei servizi pubblici locali, possono essere un importante volano per la ripresa economica.
Ma è necessario, oltre che un quadro normativo nazionale decisamente che va decisamente rafforzato, che le pubbliche amministrazioni locali, tutte, si dotino dei necessari anticorpi per il contrasto all’illegalità e per favorire trasparenza, condizioni di lavoro dignitose, qualità dei servizi e delle opere pubbliche. Formazione, adozione di buone prassi condivise, collaborazione con le autorità di controllo e ispettive. Insomma, una rete di protezione per questo territorio provinciale che, evidentemente, non è più quell’isola felice, anche rispetto alla criminalità organizzata, che pensavamo fosse fino a poco tempo fa.
E’ per questo che ci rammarica dover constatare che, nonostante una Legge regionale, la n°16 del luglio 2014, che dispone norme e comportamenti per la promozione di una cultura della legalità e di contrasto alle infiltrazioni criminose, siano pochissime le iniziative in tale senso e che queste ultime siano lasciate, anche nel nostro territorio, a associazioni come LIBERA cui noi aderiamo e collaboriamo sin dalla nascita. Nonostante la Legge disponga l’adesione della Regione Marche alla rete di AVVISO PUBBLICO, rete dei comuni contro le mafie, la Regione Marche sia una delle poche regioni italiane ad oggi a non aver aderito e, allo stesso modo, sono solo 6 i Comuni su 240 ad aver aderito ad Avviso Pubblico, nonostante il nostro comune appello con Libera che risale a due anni fa. I Comuni che aderiscono nel nostro territorio provinciale sono solo 4: Fano, Isola del Piano, Montefelcino e Sant’Ippolito, oltre ad uno nella provincia di Ascoli Piceno e uno in provincia di Ancona. Davvero troppo pochi”.

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