Trivelle, sversamento piattaforme Eni in Adriatico, Ricciatti: “Il Governo intervenga”

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FANO – “Un fatto di estrema gravità che mostra evidentemente quali sono i rischi per l’ambiente e la salute legati alle attività di estrazione offshore nel Mare Adriatico. Il documentato sversamento di acque di produzione dalle piattaforme Eni, nelle acque antistanti al comune di Fano, mi coinvolge direttamente non solo per l’impegno politico intenso su questi temi, ma anche come cittadina di quella città”.

Ad affermarlo l’on. Lara Ricciatti di Sinistra Italiana, membro della commissione Attività produttive della Camera, in merito alla video inchiesta ‘Italian Offshore’, trasmesso parzialmente nel corso della trasmissione televisiva ‘Piazza Pulita’, andata in onda ieri sera su La7.

L’inchiesta ha ad oggetto l’attività di due piattaforme marittime Eni, poste a 25 km dalla costa adriatica all’altezza del comune di Fano. Per una delle due, la piattaforma Basil, viene documentato, attraverso riprese subacquee, uno sversamento continuo di acque industriali in mare, che fuoriescono da un tubo di scarico situato alla profondità di 19 metri sotto la piattaforma.

Nel documentario vengono, inoltre, citati dati inediti del ministero dell’Ambiente relativi all’altra piattaforma presente nell’area, denominata Brenda, secondo i quali sarebbero stati scaricati in mare nel corso del 2015, con le stesse modalità, 54 milioni di litri di rifiuti industriali.

Il documentario d’inchiesta cita, inoltre, il dato relativo alle 36 piattaforme Eni operanti nel Mar Adriatico, le quali, nel corso dell’anno 2014, avrebbero sversato in mare complessivamente “1,2 miliardi di litri di acque di produzione, che possono contenere metalli pesanti, idrocarburi e persino materiale radioattivo”.

“Ho depositato questa mattina stessa una interrogazione parlamentare, rivolta ai ministri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, per chiedere che si verifichino immediatamente le rivelazioni dell’inchiesta Italian Offshore”, continua Ricciatti. “Ho chiesto in particolare che vengano verificati, anche attraverso i competenti uffici UNMIG (Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse), ai quali spetta il ruolo ispettivo e di vigilanza anche per la salvaguardia dell’ambiente nell’ambito dello svolgimento di attività legate alla produzione di idrocarburi, l’effettivo scarico di acque di produzione in mare e la loro composizione, fornendo chiarimenti sulla presenza di metalli pesanti, idrocarburi ed eventuale materiale radioattivo”.

“Anche se le piattaforme citate non sono direttamente coinvolte dal referendum sulle trivelle del prossimo 17 aprile, in quanto situate oltre le 12 miglia dalla costa, il documentario mostra in modo evidente come la presenza di queste strutture in una area particolare come il Mar Adriatico non sia pericolosa solo in caso di incidenti, ma anche in condizioni di ordinaria attività. Mi auguro che domenica arrivi un segnale chiaro e forte dagli italiani su questo tema”.

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