Sindaco di Pesaro Matteo Ricci: «Entro un mese il nuovo city-brand»

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PESARO – «Fra un mese presenteremo il nuovo city-brand, su cui ci focalizzeremo insieme per la strategia comune. A partire da cartellonistica e comunicazione». Lo ha detto Matteo Ricci, aprendo gli Stati Generali del Turismo a Villa Caprile. Il sindaco ha invocato il cambio di passo, davanti ad operatori, analisti e addetti del settore: «Si tratta di ristrutturare la nostra economia. Il territorio ha potenzialità incredibili, ma non ha mai vissuto pienamente la vocazione turistica. Il motivo? Si viveva d’altro, prima della crisi eravamo tra i più ricchi, con una disoccupazione solo fisiologica, inferiore al 2 per cento. Il turismo non era visto come elemento di sviluppo e lavoro. Ora dobbiamo ribaltare la prospettiva». L’analisi: «Guardiamo alla Romagna: i numeri raccontano due mondi completamente diversi. Il Pil di Rimini, nel 2008, era per il 70 per cento generato dal settore. Per Pesaro, la voce arrivava solo all’8 per cento. Il 60 per cento derivava dalla manifattura». Di qui, la linea: «L’obiettivo non è stravolgere la nostra economia. Ma portare quell’8 per cento vicino al 20 per cento nei prossimi anni. La bellezza può e deve essere un veicolo per creare lavoro». Gli Stati Generali del Turismo, dunque, «servono a mettere sul tavolo azioni anticrisi». «Dobbiamo inserirci nella strategia nazionale – ha proseguito -. Altrimenti rischiamo di essere ancora più provinciali di quello che siamo. L’idea che ogni Comune, oggi, possa promuoversi da solo è folle».

Livelli. La gerarchia delle azioni, secondo Matteo Ricci: «Nel mondo è l’Italia che deve fare promozione. In Europa può spettare alle Regioni. Non ha senso, dunque, che le Regioni continuino ad andare in Cina. I Comuni? Devono vivere il territorio circostante non come elemento di competizione ma in termini di opportunità. Se Sgarbi riuscirà a fare la metà delle mostre che ha detto, anche Pesaro dovrà ‘vendere’ gli eventi di Urbino. Cambiamo mentalità». L’inciso sulle criticità: «Pesaro non ha un’identità digitale. Non usa il web, che invece è alla portata dei Comuni, nel rapporto costi-benefici. Serve formazione ad hoc sui social network, c’è troppa improvvisazione, investiamoci risorse. In più, dobbiamo collegarci a quello che funziona. Le Marche hanno lavorato bene sul web, non a caso con l’hashtag di oggi (#destinazionepesaro, ndr) ci inseriamo nella continuità di ciò che è funzionale. Ma sul piano locale Comune, albergatori, ristoratori, bagnini devono sviluppare segni di riconoscibilità».

Direttrici. Ricci si è mosso su quattro filoni: «Turismo culturale, familiare-balneare, sportivo e ambientale». In ordine: «Abbiamo Rossini: è un elemento di unicità. Non solo Rof, possiamo andare oltre. Rossini è pop, un fattore di attrazione trasversale. Non voglio ‘scimmiottare’ Salisburgo, alla larga da cose ‘trash’. Ma Pesaro può essere città della musica tutto l’anno. Rinnoveremo la candidatura per il riconoscimento Unesco e nella giornata in cui Muti sarà a Pesaro, il 16 dicembre, organizzeremo iniziative mirate, proprio per il rilancio della nostra proposta». Ancora: «Apriamo la musica a tutta la città. Non lamentiamoci per un po’ di movimento e vivacità in più. Ci sconteremo con le resistenze? Andremo avanti». Ricci ha indicato «eventi culturali su tutta l’‘estate lunga’, che può essere dal primo maggio al 30 settembre. In primis su Rocca Costanza, da restituire alla città. Con Fano si può ragionare sul coordinamento e sull’integrazione dell’offerta, in modo da evitare doppioni e sovrapposizioni». Ma cultura è anche «Oliveriana, Musei Civici, Mostra del Cinema. Solo per fare alcuni esempi». Sulla dimensione familiare-balneare: «Il nostro mare non sarà come quello del Salento, ma abbiamo tante bandiere blu. C’è la vicinanza degli alberghi al centro. E soprattutto la ‘bicipolitana’ di 80 chilometri, unica, con tratti in riva al mare. Non l’abbiamo mai venduta come elemento di marketing naturale, cominciamo a farlo». Turismo sportivo: «Su tornei e convegni vogliamo aggredire il tema del vecchio palas: per noi è struttura fondamentale per questo target». Ma il sindaco amplia l’orizzonte: «Investiamo sul tema dei motori. Il territorio è Valentino Rossi, ma anche Museo Morbidelli e Benelli. Creiamo un sistema museale unico». Infine l’ambiente: «Abbiamo il San Bartolo, uno dei posti più belli del mondo. E’ oro sotto i nostri piedi. Crediamoci e valorizziamolo insieme ai Comuni vicini». Passaggio sulle problematiche: «Gli enti pubblici non hanno spinto in passato, le strutture alberghiere vanno adeguate, c’è bisogno di un impegno su arredo urbano per mare e centro. C’è la necessità di orientare le poche risorse che ci sono e quelle che potremo trovare dall’Europa. La strada è in salita, ci vorranno anni. Ma il nodo è creare posti di lavoro sul comparto e saremo determinati. Oggi usciremo dai lavori mettendo in fila i primi dieci punti principali, in base alle necessità».

Voci dai lavori della sessione nazionale. Gianni Bastianelli (Agenzia Turismo Regione Lazio): «L’area turistica che ha successo? Vince chi offre più prodotti turistici contemporaneamente. Il mono-prodotto non esiste più. Bisogna mixare. Pesaro è forte nella differenza tra reputazione e percezione della città. Perché il turista che non la conosce, quando poi ci viene, non pensa di trovare una città così bella».

Joseph Fratangelo (TripAdvisor): «Il segreto? Parlare ai consumatori. La strategia deve essere basata sui loro bisogni. Bisogna adeguarsi. Smartphone e mobile? Non sono il futuro ma il presente. Il depliant è inutile. Gli italiani sono i più abili consumatori su Trip Advisor. Il posizionamento delle città delle Marche sul nostro social? In testa c’è San Benedetto del Tronto, poi Pesaro, Ancona e Fano. In base ai numeri, su TripAdvisor c’è un 12 per cento di mercato estero che guarda a Pesaro. Germania e Regno Unito, ma anche Giappone». Il critico e docente Carlo Cambi: «Il turismo è una scommessa. Ora è vissuto come ruota di scorta. Diamogli centralità sociale. In Italia il turista non trova un sistema. Il prodotto deve avere qualità, accessibilità e fruibilità. Gli ultimi due aspetti competono alle politiche pubbliche. Senza aeroporti, collegamenti, vettori, la promozione non funziona. Rimettiamo il turismo in cima alle lista delle priorità».

Andrea Gnassi, sindaco di Rimini: «Il problema? Il turismo non è considerato industria strategica. C’è l’inizio di un’inversione di tendenza, con la legge 106. Ma se continuiamo ad affidarci al “fai di te” saremo sempre indietro rispetto alle dinamiche mondiali. Abbandoniamo la retorica abituale. Perché nel frattempo le compagnie aeree di Emirati e Qatar investono miliardi sui vettori. E la Germania sviluppa le infrastrutture, la logistica e gli hub per intercettare i cinesi. Se non mettiamo settori strategici come il turismo in provvedimenti come il jobs act continueremo a giocare in un altro campionato. Serve una politica industriale. Le scelte non sono più rimandabili. Le ricette per gli enti locali? Pianificazione strategica, pianificazione urbana, riqualificazioni dei quartieri. Andiamo a vedere cosa hanno fatto ad Hammersmith. E concentriamoci su ricerca e sviluppo, aggregazione di impresa, defiscalizzazione nel passaggio dall’affitto alla proprietà. I cittadini temporanei di un luogo non vogliono giacimenti culturali avvolti da contesti urbani degradati».

Nella seduta nazionale, sono intervenuti anche Flavia Coccia (responsabile Turismo Sicamera di Unioncamere), Sandro Giorgetti (responsabile social media team Regione Marche) e Marco Mosè (Apt Campiglio).

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