On. Paolini lancia una sfida a Carriera: “Scriva anche alla Suprema Corte”

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PESARO – “Il sig. Carrera mi chiama in causa, con una certa spocchia e supponenza degne di ben altra causa, affermando, con la sicurezza di un giureconsulto medievale,  che il suo ristorante è luogo di privata dimora e quindi bene ha fatto ad impedire l’accesso delle forze dell’ordine nella ormai celebre cena dell’altra sera.

Sul tema “natura di privata dimora” di locali adibiti ad attività professionali, sono intervenute le Sezioni Unite della Corte di Cassazione che, con sentenza 22 giugno 2017 n. 31345, hanno risolto il dubbio in senso divergente rispetto a a quello ipotizzato dal sig. Carrera. La legga con attenzione. Poi, magari, scriva anche alla Suprema Corte, con la consueta premessa che pure loro sono degli ignoranti e degli sconosciuti (Canzio? Amoresano ? Chi???? ) .Tanto, uno più, uno meno… poco cambia.

Inoltre: il vizio di fondo della tesi del sig. Carriera è che il suo ristorante non era affatto chiuso, ma non solo aperto di fatto, ma soprattutto pienamente funzionante  e  svolgente la attività professionale tipica: preparare e servire cibo e bevande a terzi, non legati da alcun legame affettivo, o di convivenza, o comunque apprezzabile per tipologia e durata, con il titolare. Dunque era soggetto a tutti i normali controlli e verifiche amministrative, fiscali, sanitarie e di polizia. Non basta chiamare “leone” un gatto, perché leone diventi davvero.

Se così non fosse, da domani basterebbe che ogni ristorante, night, club privè, bar, pizzeria, mensa, si dichiarasse formalmente “chiuso” ma restasse di fatto aperto a terzi, ancorché magari formalmente invitati, per poter lavorare al riparo da ogni  tipo di controllo pubblico. Il che, palesemente, è insostenibile, almeno fino a quando il sig. Carrera  convincerà Tribunali, Corti di Appello, Cassazione (ma, perché no? Anche la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) che ha ragione…Va da sé che, un minuto dopo,  si creerebbe un buco di molti miliardi nelle entrate dello Stato  – perché ovviamente, forti della “extraterritorialità” auto-conseguita, tutti i gestori di tutti i locali direbbero che fanno solo cene “private” del tutto gratuite, e non verserebbero più un euro al fisco. Ma questo aspetto deve essere irrilevante per il sig. Carriera…..

Farebbero festa pure ricercati, pregiudicati, spacciatori, terroristi, latitanti di ogni ordine e grado, che potrebbero, finalmente, tornare a cenare senza paura di essere identificati  o arrestati tra il secondo e il dolce. Basterebbe entrare in un ristorante “chiuso ma aperto”  – per evitare lo spiacevole rischio di veder entrare un poliziotto  che ti vuole identificare. “Qui siamo in un domicilio privato,  lei non può entrare senza mandato ”

Anche lo spaccio di stupefacenti trarrebbe forte impulso dalla affermazione della “teoria del domicilio allargato” del sig. Carriera. Perché esporsi a spiacevoli identificazioni, perquisizioni, fermi di polizia, cercando di spacciare droga per strada, quando sarà sufficiente entrare in uno delle migliaia di  “ristoranti chiusi ma aperti” – magari con la compiacenza del gestore-proprietario – per poter vendere la roba in piena tranquillità e con le garanzie costituzionali poste a tutela del domicilio??

Da ultimo, lancio una sfida al sig. Carriera: se è davvero convinto di aver ragione, e ha davvero “le pa**e” come dice, perché non ripete riunioni analoghe a quella dell’altra sera, più volte, in tutti i suoi 6 locali? Se uno si atteggia a paladino delle liberà civili, non può certo limitarsi ad un solo gesto simbolico, ma ha il dovere morale di reiterarlo. Anche per fare proseliti. Se lo farà, e se lo Stato glielo consentirà come glielo ha consentito l’altra sera, gliene darò pubblico atto in Parlamento: lei diventerà il nuovo Davide che abbatte il Gigante Golia Stato Italiano che, a quel punto, potrà dichiararsi definitivamente morto e sepolto per manifesta impotenza a far rispettare, anche con la forza, le sue stesse leggi. Già vedo i titoloni sui giornali “chef batte Repubblica Italiana 6 a zero”.  Faccia sapere se e quando procederà. Farò il possibile per essere presente. Ma da restando fuori“.

 

On. Luca Rodolfo Paolini  – Commissione Giustizia e Antimafia della Camera.

 

Foto: profilo Facebook Paolini.

 

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