Messaggio del Vescovo Trasarti alla città in occasione della Festa di San Paterniano

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FANO – I pastori che amano il popolo in mezzo al quale sono stati posti guardano con attenzione le comunità locali specie in una fase delicata come l’attuale.
Non è difficile dar fiato a una serie di preoccupazioni, a fronte delle difficoltà in cui si dibatte la nostra gente, a causa di una crisi economica decennale che ha profondamente inciso sulla stessa tenuta sociale.
Non è difficile nemmeno osservare come a tale stato di prostrazione sia venuto associandosi un clima di smarrimento culturale e morale, che ha prodotto un sentimento di rancore diffuso, di indifferenza alle sorti dell’altro, di tensioni e proteste neanche troppo larvate.
Non sarebbe difficile, infine, riconoscere pure che un simile disagio sociale ha avuto effetti pesanti in politica.

“Ma non credete che le radici siano buone e il Paese più sano di come spesso lo si dipinga? Non credete che, non solo non siamo semplicemente allo sbando o alla deriva, ma ci sia ancora tanta disponibilità per il bene comune?” (Cardinale Bassetti Presidente CEI)
“Nessuno può negare che nelle migliaia di Comuni italiani ci sono persone che senza alcuna visibilità e senza guadagno reggono le sorti della nostra fragile democrazia. Chi si impegna nell’amministrare la cosa pubblica deve ritornare ad essere un nostro figlio prediletto: dobbiamo mettere tutta la nostra forza che ci resta al servizio di chi fa il bene ed è davvero esperto del mondo della sofferenza, del lavoro, dell’educazione” (Cardinal Bassetti)

Dove sono le nostre intelligenze, dove sono le nostre passioni? Perché il dibattito tra noi è così stentato? Di che cosa abbiamo timore? Gli spazi che la dottrina e il magistero papale ci hanno aperti sono enormi, ma sono spazi vuoti se non li abitiamo. E spazi dottrinali vuoti o pieni di pia retorica non sono sufficienti a contenere le tragedie di questa umanità in mezzo alla quale la misericordia del Signore ci ha posto.

Cari amici, la fede non può essere fumo, ma fuoco nel cuore delle nostre comunità. Credo sia giunto il momento per fare un esame di coscienza e, soprattutto aiutare coloro che sentono che la loro fede, senza l’impegno pubblico, non è piena. Sono molti, sono pochi? Non è questione di numero, ma di luce, lievito e sale: ogni società vive e progredisce se minoranze attive animano la vita spirituale e civile e si mettono al servizio di chi nemmeno spera più.
Anche nelle nostre cittadine diocesane “ricostruire la speranza, ricucire i Paesi, pacificare la società”. Prendiamo le distanze dal disincanto, dalla prepotenza e dalla sciatteria morale che ci circondano. Prendiamo le distanze dalle nostre stesse paure. Facciamolo in nome del Vangelo e sempre con il sorriso e a voce bassa. Ci troveremo a condividere la strada con tante persone buone, sincere, oneste. E’ doveroso lavorare per il bene comune senza partigianeria, con carità e responsabilità, senza soffiare sul fuoco della frustrazione e della rabbia sociale. Che tutte le forze politiche, gli operatori della comunicazione, i responsabili a qualunque titolo non badino all’interesse immediato e di parte! Si ricordino le parole del profeta Osea: “E poiché hanno seminato vento/raccoglieranno tempesta” (Osea 8,7).
C’è un tessuto umano da ritessere in tutta la società civile, anche la nostra, in nome della pace civile e sociale.
Molti di noi, in questo tempo, hanno paura per sé, hanno paura del futuro, hanno paura per il nostro Paese. Così, per paura, cercano di non confondersi, di mettersi al riparo, quasi di sottrarsi al comune destino di essere responsabili.“L’atmosfera di paura può contagiare anche i cristiani che, come il servo della parabola dei talenti, nascondono il dono ricevuto: non lo investono nel futuro, non lo condividono con gli altri, ma lo conservano per sé” (Papa Francesco).
Ma i cristiani, in un momento così serio della nostra storia, non possono essere assenti o latitanti, con i loro valori, anzi – come diceva Paolo VI – quali “esperti di umanità”. Sì, non possono disertare quel servizio al bene comune. Rischieremmo l’irrilevanza: “Voi siete la luce del mondo…né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa” (Mt 5,14-15). Far luce non è dominare ma nemmeno nascondersi sotto il moggio.
Affido tutte queste mie riflessioni alla vostra preghiera e al vostro cuore. Troverete in me una persona che vi potrà ascoltare e, per quanto mi sarà possibile, accompagnare.
Dio non chiede a nessuno cose impossibili; egli guarda nel profondo del nostro cuore, valorizzando anche ogni piccolo passo verso di Lui.
San Paterniano custodiscici, difendici dalla mediocrità, liberaci dalle paure del tempo presente, donaci occhi limpidi per amare concretamente il nostro tempo, il nostro popolo, i nostri poveri, i meno fortunati, i meno amati dalla vita e dalla società. Amen

Armando Trasarti
Vescovo

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