Diminuiscono gli infortuni “in rosa” e si alza la guardia contro stalking e mobbing

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PESARO – Una Festa della Donna all’insegna della maggior attenzione alle tutele professionali e infortunistiche. È l’appello che, per voce del suo Presidente Fausto Luzi, lancia l’Associazione Nazionale fra Mutilati e Invalidi del Lavoro (Anmil) sezione di Pesaro e Urbino. Un territorio dove, nell’ultimo lustro, alla luce di uno studio Anmil elaborato su dati Inail, gli infortuni femminili sono diminuiti del 27,47% (totale Marche -22,63%); 3 i casi mortali (17 il totale regionale 2010-2014). Nel complesso gli infortuni di cui restano vittime le donne rappresentano circa un terzo sul totale degli incidenti. «Anche un solo infortunio è un dramma –sottolinea Luzi–, ma è evidente che il lavoro capillare di sensibilizzazione svolto da Anmil e da tutte le Istituzioni locali e nazionali sta portando a risultati concreti sul fronte della prevenzione e delle tutele sul lavoro. È per questo motivo che lo studio svolto da Anmil, ed elaborato su dati Inail raccolti fra il 2010 e il 2014, è stato intitolato emblematicamente “Il vecchio e il nuovo”: proprio per evidenziare come sia cambiato il ruolo della donna nell’evoluzione storica del mercato del lavoro, quali riflessi ci siano stati sul piano infortunistico e su come si sia sviluppata la tutela al femminile negli ultimi 50 anni».
L’Anmil di Pesaro e Urbino, in linea con la Direzione nazionale, sta portando avanti anche una battaglia tutta “rosa”: la tutela nei confronti di quelle lavoratrici che ogni giorno, passivamente, nella solitudine e nel silenzio, subiscono violenze psicologiche di genere come stalking, streaming e mobbing. «Per l’Anmil –precisa Luzi– la cultura del lavoro significa cultura di progresso».
L’impegno della sezione pesarese dell’Anmil è stato determinante anche per il recentissimo pronunciamento del Consiglio di Stato che ha confermato l’esclusione dall’ISEE (l’indicatore della situazione economica equivalente) delle indennità, prestazioni di invalidità e trattamenti risarcitori. «Lo sforzo dei soci e dei volontari che l’anno scorso hanno raccolto centinaia di firme soltanto nel pesarese –osserva Luzi– non è stato vano. La sentenza del Consiglio di Stato ha respinto il ricorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri contro le decisioni del Tar del Lazio che, nel febbraio 2015, avevano dichiarato illegittimo l’inserimento di pensioni, indennità di accompagnamento e risarcimenti nel computo dell’ISEE». L’Anmil si è opposta e battuta affinché prevalessero buon senso e rispetto per quelle famiglie già vessate da situazioni di disagio economico: «Ricomprendere nell’ISEE i trattamenti indennitari percepiti dai disabili –evidenzia Luzi– significa considerare la disabilità alla stregua di una fonte di reddito – come se fosse un lavoro o un patrimonio – e i trattamenti erogati dalle pubbliche amministrazioni, non un sostegno alle categorie svantaggiate, ma una “remunerazione” per lo stato di invalidità. Decisamente inaccettabile e, tra l’altro, in contrasto con l’art. 3 della Costituzione».

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