FANO – L’Afma (Associazione familiari malati Alzheimer), in collaborazione con la onlus A spasso con Tracy e con il finanziamento del CSV Marche (Centro servizi per il volontariato), promuove un laboratorio esperienziale sulla pet-therapy dal titolo “Oltre il valore della relazione con l’animale nel contesto di cura”: da lunedì 15 febbraio al 27 marzo a Fano, nella casa-albergo per persone anziane “Familia Nova”, sette incontri rivolti agli ospiti della struttura socio-sanitaria.
Il percorso terapeutico si avvarrà della professionalità di Michele Caporaso, presidente dell’Afma, Claudio Battistoni, operatore di pet-therapy dell’associazione A spasso con Tracy, e Deborah De Angelis, coordinatrice della “Familia Nova”, oltre che di operatori qualificati della struttura socio-sanitaria, che avranno il compito di monitorare il percorso emotivo-relazionale. Il laboratorio sarà realizzato in ambienti esclusivi, appositamente arredati per gli incontri con Tracy, Kappa e Bella, cani speciali formati per facilitare l’approccio degli anziani alla pet-therapy.
Claudio Battistoni ci spiega che “La pet-therapy è una co-terapia, un insieme di attività di relazione con l’animale che aiuta la persona a realizzare un processo di cambiamento e a raggiungere obiettivi prefissati. È rivolta a numerosi soggetti: bambini con problematiche nella sfera psicologica (fobie, ansia, tic, disturbi dell’alimentazione, aggressività, bullismo), bambini con ritardo mentale, sindrome di Down, autismo, anziani, malati di Alzheimer, malati terminali, adulti con problematiche di natura psichica o psichiatrica. Ciò che è importante sottolineare è che l’animale non può essere considerato né un guaritore, né uno strumento, né un sostituto alla cura; l’animale è parte attiva della relazione. Vista la varietà delle tipologie di utenti, è necessario che le attività proposte siano modulate in base alle loro necessità e concertate con il personale della struttura”.
Michele Caporaso: “Le terapie assistite dagli animali sono costellate di minuscoli eventi, che possono apparire insignificanti a coloro che solo osservano. Veniamo chiamati a lavorare con persone fragili, sempre in grandi difficoltà, anche solo nel rivelare le proprie emozioni. Spesso sono difficili da conquistare e il nostro ruolo è quello di dare loro uno spazio per esprimersi. Ma quando questo avviene, quando una persona malata di Alzheimer riesce ad aprire la mano per accarezzare il cane, quando la persona disabile che muove solo la testa sorride, quando una persona appena uscita dal coma si scuote e segue i movimenti e accetta il contatto, questi eventi piccoli diventano enormi e riescono a dare un senso alle nostre attività”.