A diversi mesi dalla conclusione dell’anno da Capitale Italiana della Cultura, è tempo di bilanci per la città di Pesaro. Il Comune ha presentato il report ufficiale: oltre 2.600 eventi realizzati, più di 2.200 operatori culturali coinvolti, un incremento del 31% nelle presenze turistiche rispetto all’anno precedente. Numeri importanti, secondo l’amministrazione, che raccontano di un anno capace di trasformare il volto culturale della città e di generare un’eredità destinata a durare. Ma fuori da Palazzo Gradari, sede della presentazione del report, non tutti leggono quei dati nello stesso modo. Il centrodestra parla di un risultato deludente, soprattutto in relazione agli investimenti sostenuti: oltre 4 milioni di euro tra fondi ministeriali, regionali e comunali.
A intervenire è Giulia Marchionni, consigliera comunale di ‘Pesaro Svolta’: «In termini di presenze il dato è assolutamente mediocre: soltanto 100.000 in più rispetto all’anno precedente, e non siamo riusciti nemmeno a sfondare la quota del milione. Ci siamo fermati intorno alle 940.000 presenze. Ha fatto meglio persino una città più piccola di Pesaro, ma evidentemente più capace di valorizzare la propria vocazione turistica. Sto parlando di Senigallia, che l’anno scorso ha superato abbondantemente il milione di presenze senza l’eco mediatica della Capitale della Cultura e senza le risorse a disposizione di Pesaro. Questo dimostra che qualcosa abbiamo sbagliato». Al centro delle critiche anche la scelta degli indicatori nel report. In particolare, la differenza tra arrivi e presenze è stata sottolineata da Pia Perricci, presidente dell’associazione ‘Evolviamo Pesaro’: «Quando si parla di turismo bisogna distinguere fra presenze e arrivi. Invece, guarda caso, il Comune cita solo le presenze, perché gli arrivi sono sostanzialmente inferiori. Le presenze indicano il numero di notti trascorse, mentre gli arrivi indicano il numero effettivo di turisti», ha spiegato l’ex candidata sindaco della lista civica ‘Vieni Oltre’. Perricci ha inoltre fatto notare che parte dell’aumento registrato potrebbe essere dovuto a eventi non direttamente collegati al programma della Capitale della Cultura, come il campionato europeo di basket.
Le critiche non si fermano ai numeri. Viene messa in discussione anche la programmazione culturale, giudicata da alcuni interlocutori dispersiva, poco promossa e incapace di attrarre un turismo stabile e di qualità. «C’è qualcosa che non va? Assolutamente sì. C’è un problema nella promozione delle iniziative: basta chiedere in giro per scoprire che pochi conoscevano davvero gli eventi. Questo significa che manca una strategia pubblicitaria efficace, manca un’organizzazione capillare, manca forse anche la volontà di rendere Pesaro davvero una capitale del turismo». Secondo il centrodestra, è mancata inoltre la collaborazione con le città vicine, così come mostre di grande richiamo e un reale coinvolgimento del territorio. A far discutere anche l’utilizzo della tassa di soggiorno. Spiega ancora Marchionni: «Negli ultimi anni la tassa di soggiorno è aumentata, non tanto per l’incremento delle presenze quanto per l’aumento dell’aliquota. Eppure non è mai stata utilizzata per promuovere il turismo, ma per ripianare i buchi di bilancio e arrivare al pareggio di bilancio. Basta parlare con gli albergatori: nel mese di agosto, ancora oggi, oltre il 40% delle stanze è vuoto».
Mentre Senigallia e Rimini fanno registrare numeri da record, il caso Pesaro continua a dividere. Il dossier 2024 sarà ora oggetto di valutazioni anche in vista della candidatura a Capitale Europea della Cultura per il 2033. «Avremmo potuto fare molto meglio – conclude Marchionni – se avessimo messo da parte le solite diatribe elettorali, favorendo invece una visione comune e una comunità che potesse crescere. Invece riusciamo a dividerci anche in vista della Capitale Europea della Cultura». Un titolo, quello appena concluso, che secondo il Comune ha lasciato un segno profondo. Secondo altri, solo l’eco di un’occasione persa. «Bisogna investire sull’economia locale, sui prodotti locali, far conoscere Pesaro per quella che è, e non per i grandi centri commerciali che vengono aperti. Questi ammazzano l’economia e non generano turismo», ha concluso l’avvocato Perricci.
Di seguito il servizio tg di Marco Lonigro: