L’importanza della tecnologia digitale per l’intrattenimento oggi

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Qualche anno fa il massmediologo canadese Marshall McLuhan scriveva che i media sono un prolungamento dei nostri sensi. Lo scrittore di fantascienza William Gibson, autore tra gli altri di best seller come Giù nel cyberspazio e Neuromante, opere che hanno ispirato pellicole come Matrix, diceva di più, affermando che sono parti integranti di noi, del nostro corpo. Tutto questo oggi appare forse scontato o superfluo, visto che non siamo più in grado di vivere senza computer, smartphone e tablet. In particolare lo smartphone è lo strumento irrinunciabile per eccellenza, il quale condizione e influenza il nostro modo di pensare, di agire, e quindi di essere. I nostri sensi vengono stimolati e sottoposti a un utilizzo quotidiano e frenetico della tecnologia attraverso la quale viviamo, lavoriamo e facciamo esperienza reali. In questo tipo di sistema, tra le tante piattaforme presenti nel mercato odierno, vince sicuramente chi ci permette di accedere ai nostri contenuti con semplicità e senza scarti temporali.

Si tratta di concetti molto semplici, ma che tuttavia devono essere analizzati e criticati per fornire all’utente una coscienza critica e un modo di fruire in modo più consono con la tecnologia digitale odierna. Arriviamo quindi al nocciolo del discorso: perché pagare un abbonamento a una rete digitale per poter vedere una serie tv, se ne posso usufruire sul mio pc o tablet in tempo reale? Qui la questione oltre che etica appare anche legale. Lo sappiamo bene. E’ giusto oppure no interrogarsi sul fenomeno crescente (e qualche volta dilagante) del consumo libero e gratuito di quello che la rete digitale riesce ad offrirci. Prendiamo a modello i giochi aams on line che ci consentono di entrare in una sala da gioco dove possiamo sperimentare l’esperienza dei casinò virtuali. Qui è possibile provare una vasta gamma di giochi, sia in versione demo che con soldi reali. Torniamo al punto principale. Se questi contenuti sono un prolungamento di noi stessi, e quindi ci appartengono, è giusto doverli pagare? A prescindere da come noi la pensiamo, non è così semplice ottenere un guadagno reale. La progressiva semplificazione nell’uso quotidiano dei media, rende col tempo, sempre più difficile erigere barricate tra paganti e non paganti. Come dicevano gli antichi, nel mezzo c’è la virtù. Bisogna quindi essere in grado di offrire un servizio base gratuito e uno premium o Pro a pagamento. Prendiamo come esempio Spotify la piattaforma per ascoltare musica in streaming che sta spopolando da qualche anno. In questo caso la versione base è gratuita e nonostante qualche breve spot di 20 secondi ci consente di sentire la nostra musica preferita. Però bisogna essere connessi, altrimenti la magia finisce. Non è così invece con il servizio a pagamento, sempre offerto dalla stessa azienda che ci consente quindi di poter ascoltare in remoto e di avere la musica sempre a portata di mano.

Si va quindi verso un sistema sempre più ibrido e capace di darci la possibilità di testare prima di pagare un servizio. Questo è confortante per chi deve provare per la prima volta un servizio online. Siamo quindi diretti verso una nuova frontiera della tecnologia e dell’intrattenimento, sempre più diretta specifica e studiata per i desideri degli utenti. Si tratta di qualcosa che fino a 10 anni fa era impensabile, quasi avveniristica, in effetti. Oggi non solo è possibile, ma viene eseguita con una semplicità quotidiana che a volte ci stupisce tanto è efficiente.

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