La fusione Pesaro Mombaroccio passa in Consiglio

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PESARO – Approda in Regione la richiesta di adottare la proposta di legge per la fusione di Mombaroccio con Pesaro. Lo stabilisce il consiglio comunale, con 23 favorevoli e sette astenuti (oltre alla maggioranza, voto a favore di Dario Andreolli, Roberta Crescentini e Remo Giacchi; si astengono i consiglieri M5S, così come Anna Renzoni e Giovanni Dallasta, ndr). «Il nuovo assetto – sottolinea l’assessore Antonello Delle Noci – prevede l’istituzione di un municipio a Mombaroccio, con organi elettivi, che dovrà esprimere parere preventivo e vincolante su ogni proposta di iniziativa sul territorio». Confermato il meccanismo complessivo: «A Mombaroccio dovrà essere garantita un’adeguata rappresentatività all’interno degli organismi partecipati dal Comune di Pesaro e dentro l’esecutivo. Tutti gli uffici attualmente presenti resteranno operativi, per preservare il decentramento dei servizi. E i dipendenti del Comune conserveranno il loro ruolo e le loro funzioni». Restano i cinque milioni di investimenti nei primi tre anni destinati a Mombaroccio, sul totale dei 30 milioni liberati, per Pesaro, dai vincoli patto di stabilità, come conseguenza della fusione. «All’ente incorporato andrà anche il 20 per cento del contributo straordinario attribuito dalla normativa statale, per 10 anni. Identica quota parte per i trasferimenti regionali sul lato patto verticale». I prossimi step dell’iter: delibera di giunta regionale, parere della Provincia, nuovo passaggio in consiglio comunale, consiglio regionale e, in caso di approvazione, referendum consultivo da indire dopo 45 giorni tra i territori coinvolti.
Dibattito. Giovanni Dallasta (Siamo Pesaro): «Non contrario all’operazione, ma avvenga con la volontà bilaterale delle due cittadinanze. E il Comune di Pesaro si impegni a diminuire le tasse, in primis per l’ente incorporato. Il timore è che, incamerando risorse per i cantieri, la giunta distolga lo sguardo da altri obiettivi. In particolare il sostegno all’occupazione e la creazione di posti di lavoro». Francesca Fraternali (Pd): «Sfida cruciale: non raccoglierla significa non rafforzare la qualità dei servizi. Le condizioni di vita miglioreranno nei territori. Le forze politiche dovrebbero andare verso un’unica direzione: si butti il cuore oltre l’ostacolo, senza essere ossessionati dalle trappole. I cittadini di Mombaroccio? Si devono sentire accolti non conquistati». Domanda Edda Bassi (M5S): «Con la fusione si cambiano gli equilibri dell’Unione? Volutamente non si è toccato il tasto: si dia spessore alla parola condivisione. In realtà è tutto preconfezionato: non c’è possibilità di approfondimento». Roberta Crescentini (Siamo Pesaro): «Riconosciamo l’opportunità. Perplessità, invece, sulla gestione delle risorse: si citano i risparmi ma poi già si parla di assunzioni. Non sia una mossa a beneficio di un partito. Lamentiamo mancata partecipazione». Federico Alessandrini (M5S) ironizza: «Vichi? Non si è lasciato convincere dal fatto che entrerà in giunta: avrà avuto i suoi motivi. Forse la partecipazione di Mombaroccio al Palio dei Bracieri». Ribatte Marco Perugini (Pd): «La fusione è un treno da prendere: l’identità non si perderà, non è legata allo statuto o a una delibera. Il processo garantisce le comunità e la partecipazione. Bene l’arricchimento della condivisione istituzionale con commissione ad hoc Pesaro-Mombaroccio (sul punto, approvato l’emendamento presentato dalla maggioranza, ndr)». Remo Giacchi (Fi): «Non ci uniamo al plauso celebrativo del Pd, ma in linea di principio l’orientamento è condiviso». Tuttavia: «Il parere del municipio? Sia consultivo ma non vincolante: le regole valgano per tutti. Posti in giunta e nelle partecipate per Mombaroccio? Non si fa neanche nelle grandi città per i municipi. Diritto eccessivo: quasi da ‘enclave repubblicana’ dentro un Comune». Sui temi, non passano gli emendamenti presentati dal consigliere di Forza Italia. Per Fabrizio Pazzaglia (M5S), «tutto è stato fatto troppo in fretta, precipitosamente. Non siamo contrari alla fusione tra Comuni a prescindere. Ma sul caso specifico c’è molta perplessità. Non c’è stato confronto. L’identità territoriale? Valore da difendere. Ci asteniamo e rimandiamo la decisione finale ai cittadini con il referendum, con l’impegno di informare senza filtri o compromessi politici la cittadinanza, con ogni strumento». Dice Dario Andreolli (Ncd): «Giusto raccogliere le sfide di semplificazione. Il patto di stabilità strozza i Comuni, da pesarese la vedo come un’opportunità. Mombaroccio? Rappresenta un polo nevralgico per lo sviluppo turistico. Non si possono nascondere i benefici, ma siano accompagnati da un’esplicita volontà popolare, tradotta dal referendum. Tanto più che la fusione non è nata dal basso. Non si può condurre un iter senza il consenso delle due comunità. Che il referendum mette nello stesso calderone, nonostante la sproporzione tra i votanti». Ordine del giorno presentato sulla questione («non si prosegua con la fusione se il risultato del referendum non sia favorevole in almeno uno dei due Comuni»), respinto: «Lo spirito è sano – nota Matteo Ricci –. Lavoreremo per quello: se l’esito sarà netto, sarà più facile per la Regione fare la legge. Ma non possiamo vincolare noi, fin da ora, la Regione».
Il sindaco. Così Ricci: «I due verbi guida? ‘Risparmiare’ e ‘fare’. Continueremo sulla linea fino all’ultimo giorno: c’è l’ansia di fare cose nell’interesse della comunità». Chiarisce: «8mila Comuni in Italia, così come li abbiamo conosciuti finora, non reggono più. Dobbiamo dare il nostro contributo alle riforme, dal basso. A maggior ragione con lo svuotamento delle Province, adesso c’è bisogno di rafforzare i Comuni. Il problema riguarda tutti, non solo i piccoli enti». Il modo migliore per mettere insieme, per il sindaco, passa dalla dimensione dei bacini omogenei. «E il nostro è quello dell’ambito sociale. Abbiamo l’Unione ‘a quattro’, continuiamo in parallello il confronto con l’area Pian del Bruscolo per l’Unione a ‘otto’. E’ l’unico modo per avere un pubblica amministrazione meno costosa». Ribadisce: «L’Unione? Si andrà avanti come prima, la sostanza non cambia». Su Mombaroccio: «Abbiamo raccolto una richiesta d’aiuto. Con loro ci sono già convenzioni, in primis sull’urbanistica: naturale che abbiano guardato verso Pesaro. Mombaroccio è un pezzo di storia della provincia: noi siamo onorati». Sugli assetti: «Garantiamo la loro autonomia con le modifiche statutarie. Non saranno mai frazione di Pesaro, diventeranno municipio. Gli elementi di garanzia ci sono: in giunta e fuori». Ancora: «15 milioni di premialità, per 10 anni, non sono bruscolini. Così come lo sblocco quinquiennale del patto. Quante scuole e strade possiamo mettere a posto? Se si ha a cuore la città, non gli si fa un danno solo per un dispetto politico». Conclude: «Non è referendum pro o contro Vichi. Inutile metterla così. Spero che i mombaroccesi valutino bene. La scadenza? Si lega all’anno giuridico del bilancio (dal primo gennaio 2016, ndr). Non voglio galleggiare sulle questioni. E senza risorse le cose non si fanno, così come senza risparmiare sul costo della pubblica amministrazione…».

VOTO FAVOREVOLE ANCHE A MOMBAROCCIO – Tra urla, grida e pianti da parte dei cittadini, è stato votato l’atto di indirizzo a favore della fusione anche dal consiglio di Mombaroccio (7 favorevoli e 3 contrari).

 

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