Ecco i benefici del Giocasport: le interviste ai tre istruttori “storici” del progetto

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FANO – Che il Giocasport porti dei benefici lo abbiamo già detto più volte ed a confermare questa tesi è arrivato, nel 2017, anche il riconoscimento da parte del CONI per la qualità delle attività e la preparazione degli insegnanti.
Uno dei punti di forza del Giocasport è sicuramente la possibilità di poter svolgere attività motoria con bambini dai 2 fino ai 10 anni, ma questi ultimi non vengono messi in palestra tutti insieme a fare attività, bensì vengono divisi per gruppi di età e competenze. Ad ogni fascia di età corrisponde un progetto preciso e strutturato di attività motoria: dai 2 ai 3 anni viene svolto il progetto “Con-Tatto” (spiegato in questo video https://www.facebook.com/watch/?v=1412627008917011 ), dai 4 ai 5 anni viene svolto il progetto per l’avviamento allo sport mentre invece per la fascia di età dai 6 ai 10 viene svolto il progetto di Formazione e Pratica Sportiva.

Ma non solo; infatti per i punti di forza del Giocasport abbiamo anche chiesto un parere ai  3 istruttori “storici” del progetto: Valentina Torcoletti, Jacopo Barattini e Alberto Emanuelli.

E la prima domanda che poniamo ai 3 educatori è proprio in relazione all’emozione che viene trasmessa nel Giocasport ed è Alberto Emanuelli, nuovo responsabile didattico, a prendere parola: “Sono a contatto con i bambini da tanto tempo, nel calcio, nel rugby e anche durante l’estate tramite i Centri Estivi JUMP ma ogni anno sportivo è totalmente un nuovo inizio. Anche se molti dei bambini rimangono quelli dell’anno prima, con l’arrivo dei piccoli atleti e con l’inizio del nuovo anno le emozioni si rinnovano, le sfide aumentano e le capacità crescono. Credo che la forza del Giocasport sia anche in queste piccole cose, l’emozione di provare un gioco per la prima volta o l’emozione ancor più forte di riuscire a primeggiare in un gioco perché già si conoscono le strade giuste.”

Anche nei giochi più semplici infatti sono racchiusi piccolissimi obiettivi ma grandi traguardi personali: saper liberare un compagno dopo che è stato preso, scappare più in fretta del compagno che ti insegue e riuscire a non farsi mai prendere sono solo alcuni degli aspetti secondari che la programmazione vuole raggiungere. Far scoprire al bambino i propri movimenti, fargli capire le proprie scelte senza però condizionarlo ma solo domandandogli perché e come: ecco che entra in gioco il “Problem Solving” ovvero la capacità di risolvere dei problemi in autonomia, senza l’ausilio dei grandi o in questo caso degli istruttori. Per capire meglio di cosa stiamo parlando interviene Valentina Torcoletti: “La nostra didattica prevede un comportamento molto particolare, quasi da osservatori piuttosto che da allenatori. Noi non andremo mai dal bambino a dire dove deve andare, cosa deve fare e soprattutto come lo deve fare. Al contrario porgeremo al bimbo sempre una domanda lasciando libera interpretazione per la risposta che lui e solo lui ritiene più opportuna. Tramite l’esecuzione di prove e soprattutto di errori il nostro piccolo atleta capisce il modo migliore per intervenire sulla situazione e adatta il movimento al suo scopo.”

Ultima ma non meno importante considerazione viene fatta anche a livello emotivo. Il feedback per un bambino è molto importante, ma diventa ancora più importante se viene fatto in maniera precisa e soprattutto senza pretendere nulla. Ecco perché è fondamentale dare sempre un rinforzo positivo. Puntare il dito, criticare la scelta e constatare l’errore è solo il primo passo per creare insicurezza. Su questo argomento prende parola Jacopo Barattini: “L’armonia che mettiamo in palestra, senza pretendere il risultato finale, è un modo molto utile per poter rendere tutti partecipi e consapevoli che ogni scelta che loro faranno sarà comunque sempre motivo di incoraggiamento. Hai fatto bene? Bravo, continua così. Hai commesso un piccolo errore? Non c’è problema, cerchiamo di risolverlo. Vogliamo che i nostri bambini siano contenti di venire ad allenarsi con noi, pur sapendo che 2 ore a settimana di attività fisica sono poche. E se vogliamo instaurare in loro una forte autostima, se volgiamo far capire loro l’importanza dello sport e dell’attività fisica come crescita personale, questa è la giusta strada.”

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