«Per la provincia di Pesaro e Urbino il beneficio più importante della ZES Unica, il credito d’imposta per gli investimenti, sarà praticamente nullo perché riguarderà solo Frontone e Serra Sant’Abbondio. È un dato drammatico: su cinquanta Comuni, appena due inclusi».
La denuncia arriva dalla consigliera regionale dem Micaela Vitri, che punta il dito contro le scelte compiute nel 2021 dal governo regionale guidato da Francesco Acquaroli. Secondo Vitri, la responsabilità dell’esclusione del territorio pesarese non è imputabile ai criteri europei della Carta degli aiuti 2021-2027 – come sostenuto dalla Giunta – bensì a valutazioni politiche effettuate a livello regionale. «Va chiarito – spiega – che i criteri europei erano già noti e definiti dalla Commissione, discussi e concordati in sede di Conferenza Stato-Regioni nel 2021. È stato il governo Acquaroli a proporre l’inserimento nelle Zone C non predefinite quasi esclusivamente del sud delle Marche, dimenticandosi completamente del pesarese».
“Scelta politica, non vincolo europeo”
Vitri sottolinea come anche la revisione intermedia della Carta, valida dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2027, non abbia modificato la situazione originaria.
«Possibile – incalza – che l’area costiera tra Civitanova, Porto San Giorgio e Sant’Elpidio a Mare avesse i requisiti e quella tra Pesaro, Fano e Vallefoglia no? O vogliamo far credere che nel 2021 Frontone e Serra Sant’Abbondio avessero caratteristiche diverse da Lunano, Sant’Angelo in Vado e dagli altri Comuni della nostra provincia?». Per la consigliera è evidente: «Siamo di fronte a una scelta politica del governo Acquaroli. Una decisione che priva la quasi totalità degli imprenditori della provincia di Pesaro e Urbino degli aiuti di Stato più rilevanti, impedendo l’accesso al credito d’imposta rafforzato almeno fino al 31 dicembre 2027».
La questione demografica e la responsabilità regionale
Vitri ricorda inoltre che, nel definire le Zone C, l’Europa ha posto un limite legato alla popolazione complessiva delle aree designate – per le Marche pari a 728 mila abitanti – ma la selezione dei singoli Comuni è stata discrezionalmente affidata alle Regioni.
«La soglia demografica ha contribuito a delineare il perimetro totale, ma non la scelta delle amministrazioni da includere: quella è stata una decisione tutta regionale», precisa.
I numeri, evidenzia Vitri, parlano da soli:
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Ancona: 28% dei Comuni ammessi
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Macerata: 87%
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Fermo: 77%
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Ascoli Piceno: 91%
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Pesaro e Urbino: appena 4%
«Una sproporzione inaccettabile – afferma – che penalizza profondamente il nostro territorio».
Le richieste al Consiglio regionale
Per questo Vitri annuncia la presentazione di un’interrogazione in Consiglio regionale. Obiettivo: chiedere alla Giunta di intervenire immediatamente in Conferenza Stato-Regioni per una nuova mappatura delle Zone C, compatibile con i criteri europei vigenti. Secondo la consigliera, senza un intervento politico condiviso a livello nazionale «una rimappatura potrà avvenire solo con il nuovo ciclo di programmazione 2028-2034». troppo tardi per un territorio che rischia, nel frattempo, di perdere competitività e investimenti.
“ZES utile, ma non per i nostri imprenditori”
Vitri riconosce che la ZES Unica introduce vantaggi validi per tutto il territorio marchigiano – dalla semplificazione burocratica al bonus assunzioni – ma ribadisce che senza credito d’imposta «gli imprenditori pesaresi resteranno tagliati fuori dalla misura più importante». «Chi governa oggi a Roma e ad Ancona – conclude – ha il dovere morale e politico di individuare subito una soluzione che compensi il danno subito dalle imprese del nostro territorio a causa di una scelta scellerata della Giunta Acquaroli. Le aziende di Pesaro e Urbino meritano risposte, non promesse».













