Vitri: “Solidarietà alle persone identificate ieri a Fano solo per uno striscione”

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Micaela Vitri, Consigliera Regionale PD - Foto di occhioallanotizia.it

FANO – “Esprimo solidarietà a coloro che hanno manifestato ieri a Fano durante la Festa del mare in ricordo della strage di Cutro – dichiara Micaela Vitri consigliera regionale PD -.  E’ dal 2023, data della strage dove hanno perso la vita 94 persone, che diverse associazioni partecipano alla festa con uno striscione, esprimendosi in modo pacifico, ma non era mai accaduto prima che venissero indentificate.
Esprimo solidarietà alle persone coinvolte, una decina e per lo più donne,  che fanno parte di varie importanti associazioni come Emergency, Mediterranea, L’Africa Chiama, Noi per la Pace, Donne in nero. Chi ieri  ha manifestato pacificamente ha solo srotolato uno striscione con scritto: <Non dovevano morire> per ricordare i tanti migranti che hanno perso la vita per attraversare il Mediterraneo.
Ieri a Fano gli agenti e i carabinieri hanno chiaramente svolto il loro dovere – continua Vitri.  Il problema sono le leggi  e la politica sulla sicurezza che stanno attuando la Meloni a livello nazionale e Acquaroli  regionale. Agenti e Carabinieri  lavorano con grandi sacrifici e sottopagati, ma è questa la politica di sicurezza che vogliamo? Cioè identificare persone per uno striscione con un bellissimo messaggio di solidarietà, ci fa sentire più sicuri?
La responsabilità  della  sicurezza ovviamente è del Ministero degli Interni, ma anche la Regione ha le sue competenze.
Ho analizzato le due principali leggi regionali che disciplinano questa materia fondamentale: la Legge regionale 27/2017, che promuove la cultura della legalità e della cittadinanza responsabile, e la L.R. 1/2014, che regola il sistema della polizia locale.
Ebbene il quadro che emerge è allarmante: la Regione è in molti casi assente e inadempiente.  Ci sono stati alcuni investimenti per strumentazione, come droni ed etilometri, ma manca una vera strategia sulla sicurezza.

Un caso emblematico è quello della Consulta regionale per la legalità, istituita con la D.G.R. 403/2021. La Consulta dovrebbe monitorare i fenomeni criminali, redigere relazioni biennali su mafia, usura e corruzione e coinvolgere attivamente associazioni e sportelli locali.
A oggi nessuna relazione è mai stata pubblicata, non ci sono dati aggiornati, e la Consulta è ufficialmente “in fase di rinnovo”, senza che sia stato reso noto nulla del lavoro (se c’è stato) svolto in questi anni.
Lo stesso vale per il Comitato tecnico consultivo per la polizia locale, previsto dalla L.R. 1/2014.
Questo organismo dovrebbe definire dotazioni, uniformi, formazione, standard e procedure operative condivise. Anche qui: nessun atto pubblico, nessun verbale, nessuna trasparenza.
Serve una svolta immediata. Chiedo quindi alla giunta Acquaroli: la pubblicazione delle relazioni biennali sulla criminalità e la legalità; la riattivazione effettiva e trasparente della Consulta regionale e del Comitato tecnico per la polizia locale; un coinvolgimento concreto dei territori, dei Comuni e delle forze locali per una sicurezza costruita con e per i cittadini.
La sicurezza non è uno slogan: è un dovere verso chi vive nelle Marche e oggi questo dovere è stato tradito.
Tutto ciò che riguarda la programmazione strategica, il monitoraggio costante e il coordinamento regionale, previsto dalla legge, è stato completamente trascurato.
La giunta Acquaroli ha scelto di ignorare proprio quei presìdi che garantirebbero una sicurezza vera, duratura, partecipata, lasciando nell’ombra gli strumenti di legge che richiedono coordinamento e responsabilità istituzionale”.

Micaela Vitri 

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