SENIGALLIA – A tre anni dall’alluvione che devastò le valli del Misa e del Nevola, provocando tredici vittime e miliardi di euro di danni, il bilancio resta drammaticamente negativo. I 400 milioni stanziati dal Governo nel 2022 non hanno prodotto una vera ricostruzione, mentre i lavori realizzati sul Misa, secondo Alleanza Verdi e Sinistra, hanno addirittura aumentato la pericolosità idrogeologica. È quanto emerso dalla conferenza stampa organizzata a Senigallia da Angelo Bonelli, portavoce nazionale di Europa Verde, insieme ai candidati AVS alle elezioni regionali – Gianluca Carrabs, Sabrina Santelli, Caterina Di Bitonto, Andrea Nobili ed Enrico Pergolesi.
“Non possiamo dimenticare le tredici vittime – ha dichiarato Bonelli –. Oggi, a tre anni di distanza, la giunta Acquaroli ha tradito la loro memoria: nessuna strategia, immobilismo, opere discutibili che hanno aumentato il rischio. Per questo depositeremo un’interrogazione parlamentare. Non accetteremo più soluzioni che trasformano i fiumi in canali di cemento: servono vere opere di messa in sicurezza, come vasche di laminazione, per difendere le persone”. Oltre alla lentezza degli interventi, AVS ha denunciato una gestione iniqua dei ristori: per l’alluvione del 2022 il rimborso è fermo all’80%, mentre per quella del 2023 è stato garantito il 100%. “Così si creano cittadini di serie A e cittadini di serie B – hanno denunciato i promotori – aggravando un quadro già segnato da ritardi e disuguaglianze”.
Carrabs ha ricordato come la stessa Autorità distrettuale dell’Appennino centrale, con il decreto 100 dell’aprile scorso, abbia certificato l’aumento delle aree a rischio idraulico molto elevato dopo i lavori sul Misa: “I modelli elaborati da Fondazione CIMA e Univpm dimostrano che a Senigallia la portata reale del fiume è di 350 mc/s, a fronte dei 950 previsti, con inevitabili tracimazioni lungo i Portici Ercolani e a nord della città”. Da qui la proposta di una Legge Regionale sul Clima, già presentata da AVS, che prevede obiettivi di riduzione delle emissioni, obbligo per i Comuni di dotarsi di PAESC, rigenerazione urbana e riduzione del consumo di suolo, tutela delle risorse idriche e degli ecosistemi, educazione ambientale e piani di emergenza per le calamità naturali. “Il tempo delle parole è finito – ha incalzato Carrabs –. Senza un quadro normativo chiaro, le Marche non sono in grado di affrontare i cambiamenti climatici. Serve una legge che metta al centro sicurezza e ambiente”. Dura anche Sabrina Santelli: “Non ci sono state strategie né responsabilità assunte. La crisi climatica è già qui, e le Marche devono agire ora”. La conferenza di Senigallia si è così trasformata in un appello civile e politico: trasformare la memoria delle vittime in responsabilità, e il dolore in azione.