Un’operazione di cooperazione giudiziaria internazionale ha portato alla confisca di beni per un valore superiore a 256mila euro, al termine di un procedimento coordinato dalla Procura Generale di Perugia, diretta da Sergio Sottani, in stretta collaborazione con le autorità della Repubblica di Bulgaria. L’attività ha consentito di individuare e sequestrare un immobile situato a Sofia, riconducibile a un cittadino di Ancona condannato nel 2011 per il traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti. L’appartamento, con una superficie di oltre 75 metri quadrati, rappresentava uno dei principali beni nella disponibilità diretta o indiretta del condannato. Il procedimento affonda le sue radici in una complessa indagine su un vasto traffico di cocaina proveniente dal Sud America e destinato a diverse aree del Paese, in particolare alle province di Milano, Pesaro e Ancona. Dopo la definizione del processo, la vicenda è giunta all’esame della Corte d’Appello di Perugia a seguito di un rinvio disposto dalla Corte di Cassazione, che ha richiesto ulteriori valutazioni su profili di responsabilità legati a una condanna per truffa risalente agli anni 2005 e 2006.
Nel settembre 2015 il fascicolo è stato iscritto presso la Procura Generale per dare esecuzione a una pena residua pari a 4 anni e 11 mesi di reclusione. In questa fase, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Ancona, con il supporto delle Fiamme Gialle operanti presso l’Ufficio del Processo del Procuratore generale di Perugia, ha avviato una dettagliata attività investigativa volta a ricostruire il quadro economico e patrimoniale del condannato e dei suoi familiari. Le verifiche hanno fatto emergere una marcata sproporzione tra i redditi ufficialmente dichiarati e il tenore di vita mantenuto, oltre alla disponibilità di numerosi beni in Italia e all’estero, tra cui immobili ad Ancona e in Bulgaria, veicoli e risorse finanziarie intestate non solo al diretto interessato, ma anche al coniuge e a soggetti terzi. Secondo gli investigatori, tali elementi confermano l’origine illecita del patrimonio, accumulato grazie ai proventi delle attività criminali. Al termine degli accertamenti, l’immobile di Sofia è stato definitivamente confiscato e successivamente venduto all’asta dall’Agenzia Nazionale delle Entrate bulgara per oltre 500mila lev, pari a più di 256mila euro. In base agli accordi di cooperazione internazionale vigenti, il 50% della somma ricavata sarà destinato allo Stato italiano.













