Presunta incompatibilità di Lanzi, Baldelli: «La verità è molto più semplice, è stato scritto il falso»

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Se i consiglieri comunali del PD di Pesaro — tramite un loro Deputato — decidono di far interessare il Parlamento alle presunte incompatibilità dei consiglieri di opposizione, allora diventa dovere di tutti i Parlamentari interessarsi a ciò che accade in quel Consiglio comunale. In queste ore ho letto le dichiarazioni — confuse e piene di propaganda — dei consiglieri Perugini e Bernardi, secondo cui l’interrogazione parlamentare presentata dal PD su Marco Lanzi sarebbe un atto di “trasparenza” e di “nessuna intimidazione”. La verità è molto più semplice: è stato scritto il falso. Nell’interrogazione si afferma che Lanzi “appartiene alla Polizia di Stato”, quando invece è in pensione da oltre due anni. Per chi dice di voler “verificare eventuali incompatibilità”, questo si chiama omissione oppure — più realisticamente — un tentativo maldestro di intimidire l’opposizione. E se la sinistra pesarese ha aperto il capitolo delle incompatibilità… allora dobbiamo leggere tutto il libro. Partiamo quindi proprio da chi lancia accuse. Applicando alla lettera gli stessi ragionamenti usati contro Lanzi da Perugini, sarebbe quest’ultimo il primo a essere incompatibile. Mentre Lanzi è diventato consigliere comunale dopo essere andato in pensione dalla Polizia di Stato. Perugini è diventato Vigile del Fuoco a tempo indeterminato quando è diventato capogruppo del Pd in consiglio comunale. E — per usare le sue stesse argomentazioni — anche i Vigili del Fuoco accedono a informazioni riservate e rilasciano permessi all’ente di appartenenza del consigliere. Dunque, cronologicamente e concettualmente, la sua situazione è molto più delicata di quella di Lanzi. Ma non ci viene certo in mente di presentare interrogazioni parlamentari o di mettere in dubbio la sua correttezza, anzi gli auguriamo buon lavoro. I fatti però rimangono questi. Alla sinistra, sollevare il tema delle incompatibilità è già costato le dimissioni del presidente della Pro Loco di Candelara, e consigliere comunale PD, per un affidamento del Comune alla stessa associazione — si legge in un articolo di stampa del 29 ottobre — che ammonterebbe a decine di migliaia di euro. C’è poi Tomas Nobili, consigliere comunale di sinistra e presidente del CSV provinciale. Il suo statuto prevedeva la sospensione durante la candidatura a consigliere comunale: lo ha mai fatto? E, soprattutto: si è astenuto o si asterrà nelle eventuali delibere comunali riguardanti contributi, convenzioni, spazi o altre utilità assegnate al CSV? Corrisponde poi al vero il suo attivismo per far finanziare dal Comune — con soldi pubblici — il rifacimento di un porticato privato? Quali le sue motivazioni e perché questo luogo della città e non altri? Questi sono solo alcuni esempi. Gli altri li scopriremo presto. Dunque, Marco Lanzi non ha nulla da temere e deve proseguire sereno, quale presidente della Commissione di garanzia, la sua attività conoscitiva sullo scandalo “Affidopoli”. Mentre aspettiamo ancora che Matteo Ricci ritrovi il rispetto verso il consiglio comunale che ha guidato per 10 anni e si presenti dinanzi alla Commissione per riferire sui fatti che lo riguardano, senza più scappare o accampare scuse. E, sia chiaro: i tentativi del PD pesarese di zittirci non ci spaventano. Anzi, ci stimolano a fare sempre meglio. Ci rendono più determinati a togliere quella cappa pesante che aleggia da troppo tempo sopra il capoluogo di provincia. Ci spingono ad approfondire ancora di più. E, siccome hanno risvegliato la nostra curiosità, non ci fermeremo qui. Qualora il Pd volesse replicare, non risponda a queste domande e contestazioni, pertinenti e composte, coi soliti attacchi personali, offese o derisioni. Ma risponda nel merito senza sfuggirlo.

Da On. Antonio Baldelli

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