Inflazione, Unc: Ancona tra i capoluoghi meno cari, rincari contenuti a +213 euro

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I dati territoriali dell’inflazione di settembre, diffusi oggi dall’Istat ed elaborati dall’Unione Nazionale Consumatori, mettono in evidenza differenze marcate tra le città italiane più care e quelle più “risparmiose”. In cima alla classifica nazionale Siena, dove l’inflazione tendenziale (+2,9%) si traduce in un aggravio di spesa di 784 euro annui per una famiglia tipo. Seguono Bolzano (+2,2%, +730 euro) e Belluno (+2,5%, +652 euro). Nella “top ten” anche Cosenza, che registra l’inflazione più elevata del Paese (+3%), con +583 euro.

Sul fronte opposto, la città più virtuosa è Campobasso (+0,4%, +95 euro), seguita da Pisa (+0,4%, +108 euro) e Trapani (+0,6%, +139 euro). Ottava in classifica Ancona, che con un’inflazione annua dello 0,9% e un rincaro di 213 euro si colloca tra i capoluoghi italiani meno colpiti dal caro-vita. Per quanto riguarda le regioni, le più “costose” risultano Trentino-Alto Adige (+1,7%, +526 euro), Friuli Venezia Giulia (+1,8%, +493 euro) e Veneto (+1,7%, +457 euro). La più conveniente è il Molise (+0,4%, +95 euro), seguita da Sicilia e Sardegna. Le Marche, pur non rientrando tra le aree con i rincari più pesanti, si attestano su valori contenuti, confermando un andamento dei prezzi più favorevole rispetto alla media nazionale. «In città come Siena e Bolzano le famiglie subiscono stangate consistenti – sottolinea l’Unc – mentre realtà come Ancona dimostrano come l’inflazione possa incidere in misura più contenuta, garantendo maggiore respiro alle economie locali».

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