PESARO – “Un livello dei dazi tra Usa e Europa fissato al 15% non può dirsi certamente una vittoria. Già il 10% sarebbe stato un bello scacco per le nostre imprese, figuriamoci il 15 che finirà per provocare effetti pesanti sull’export italiano che andranno a sommarsi all’apprezzamento degli ultimi mesi dell’euro sul dollaro di quasi il 15%.
È quanto afferma CNA giudicando non soddisfacente l’intesa raggiunta tra l’amministrazione degli Stati Uniti e la Commissione UE.
“L’Italia è uno dei principali esportatori negli Stati Uniti e quindi qualsiasi innalzamento dei dazi avrebbe riflessi molto negativi, in particolare sul sistema delle piccole imprese”.
“Nella nostra provincia – commenta il presidente CNA Pesaro e Urbino, Michele Matteucci – l’export verso gli Usa cuba il 28% del fatturato complessivo del commercio delle imprese verso l’estero”.
“I dazi al 15% – aggiunge il segretario provinciale Antonio Bianchini – vanno ad aggiungersi alla ripresa dell’inflazione, all’aumento pesantissimo di acciaio e alluminio (qui i dazi sono al 50%), al costo elevatissimo delle materie prime e ai rincari della bolletta energetica. Come si può competere con queste premesse?”
Ma c’è un dato che fa riflettere più degli altri: ai 67 miliardi di euro di vendite dirette, occorre sommare circa 40 miliardi di flussi indiretti che in larga parte sono beni intermedi nei settori della meccanica e della moda dove è prevalente la presenza delle piccole imprese.
“Si scrive 15 ma si legge 30% – commenta il presidente nazionale della CNA Dario Costantini – ed è una tassa ingiusta e sproporzionata che penalizza non solo il made in Italy ma che avrà riflessi negativi anche sull’economia americana. Per questo sono necessari sostegni e compensazioni e ci attendiamo a breve la riattivazione del tavolo sull’export a Palazzo Chigi per un confronto su strumenti e criteri per mettere a disposizione del sistema delle imprese i 25 miliardi gi assicurati dal Governo”.