Crisi dell’artigianato nelle Marche: a rischio oltre 9mila lavoratori

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MARCHE – La crisi delle imprese artigiane morde forte nelle Marche. Le aziende in difficoltà per situazioni contingenti o per ridimensionamenti produttivi stanno esaurendo le ore di Assegno di Integrazione Salariale (AIS) per i dipendenti. Se la situazione di crisi proseguirà non ci saranno alternative ai licenziamenti.

Nella nostra regione, fa sapere Cna Marche, sono 9.104 i dipendenti di 1.714 aziende artigiane che hanno usufruito di questo assegno, erogato dal Fondo di Solidarietà Bilaterale per l’Artigianato (FSBA) nei primi 7 mesi del 2025. Una percentuale pari al 16,9%. Decisamente superiore a quanto si registra a livello nazionale dove l’incidenza dei lavoratori coinvolti è pari al 6,8 per cento. In sette mesi sono stati erogati assegni per 6,2 milioni di euro ai dipendenti di imprese artigiane rimasti a casa per mancanza di lavoro

L’Assegno di Integrazione Salariale un ammortizzatore sociale.  “Se fino ad oggi le difficoltà delle imprese artigiane sono state ammortizzate grazie all’erogazione di questo assegno pari al’80 per cento della retribuzione,” commentano il presidente Cna Marche Maurizio Paradisi e il segretario Moreno Bordoni “le difficoltà arriveranno con i prossimi mesi, per una crisi che non accenna a rientrare. Infatti l’Assegno di Integrazione Salariale può essere erogato dall’FSBA per un massimo di 130 giorni. Ebbene su 1.714 aziende, quelle che sono arrivate a questo tetto o lo hanno superato sono 276 mentre altre 244 hanno superato i 100 giorni di erogazione dell’assegno. Per loro si sta ponendo il dilemma se licenziare i dipendenti o rimetterli al lavoro. Solo che il lavoro non c’è.”

Se si guarda all’utilizzo dell’Assegno di Integrazione Salariale per i dipendenti sospesi dal lavoro, mese per mese, si evidenzia un calo delle somme erogate fino a giugno e un nuovo rialzo a luglio.  Complessivamente sono stati erogati assegni per 6,2 milioni di euro.

“Ma la diminuzione” precisano Paradisi e Bordoni “è legata più al fatto che molte imprese hanno cessato l’attività che ad una ripresa produttiva, soprattutto nel settore calzaturiero, dove tra giugno 2024 e lo stesso mese del 2025 le imprese in attività sono scese da 1.700 a 1.552, con un calo di 148 aziende. In tutto il comparto manifatturiero, le imprese attive delle Marche sono scese da 10.480 a 10.126, con la scomparsa di 354 aziende. Soffrono non solo le aziende del sistema moda ma anche quelle della meccanica, dell’arredo e dell’alimentare. Insomma le difficoltà delle imprese artigiane proseguono e se ancora non si sono trasformate in licenziamenti ed ulteriori cessazioni di attività, ciò è dovuto ad una resilienza figlia della tenacia dei nostri imprenditori.”

Preoccupazione per il futuro, l’appello alla Regione. “La preoccupazione” concludono Paradisi e Bordoni “è per i prossimi mesi che sono pieni di incertezza, chiediamo alla Regione, tra i primi atti della nuova Giunta, un’azione specifica di accompagnamento verso nuovi mercati e verso una modernizzazione delle piccole e piccolissime imprese con provvedimenti specifici ad integrazione di quanto verrà messo a disposizione dalla normativa nazionale in discussione nella prossima legge di bilancio”

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