MARCHE – “La valutazione su questa riforma non può prescindere dal momento che la riforma Renzi-Del Rio nasce. Era in Parlamento dal 2013, per impossibilità di trovare un accordo sulla maggioranza nasce governo Letta. Cade Letta e a Letta segue Renzi, una maggioranza formata in gran parte da forze non elette ma che si è formata in parlamento. Era l’epoca delle riforme fatte con i tweet e in questo contesto nasce appunto la volontà di rimettere mano all’architettura istituzionale, con due punti: la necessità della semplificazione e la riduzione dei costi degli enti locali. A 10 anni di distanza vediamo tutti che la semplificazione auspicata non c’è stata, se siamo qui a parlarne ne è la riprova e anche UPI oggi certifica, anche sui costi ci sarebbe tanto da dire. C’è uno studio Istat che certifica che i costi delle Province di oggi superano i 10 miliardi rispetto ai 9 miliardi dell’epoca pre-riforma, a cui sicuramente va aggiunta l’inflazione, ma non sarebbe abbastanza da giustificare i disagi e i disservizi che si sono creati e sono stati scaricati sui territori e sui cittadini.
Abbiamo una disponibilità a valutare insieme a UPI Marche gli aspetti giuridici, finanziari e organizzativi e se ci saranno convergenze non escludiamo che ci possano essere nuove attribuzioni alle province, però voglio riportare il dibattito alla valutazione di ciò che sta succedendo a livello nazionale, perché dobbiamo scongiurare lo scenario in cui a quella che fu una fuga che ha portato disservizi e inefficiente, segua una ulteriore fuga in avanti. Si può discutere di una riorganizzazione tenendo in considerazione le azioni in atto a livello nazionale di riforma del testo unico e comunque in una cornice nazionale. Ci ricordiamo che per anni c’è stata una situazione transitoria che ha creato disagi, dal 2015 quando la Regione Marche ha attuato la riforma, attribuendo alcune competenze delle province alla Regione. Una transizione durata anni. Penso ad esempio alla gestione e manutenzione del territorio: all’epoca le province non avevano più risorse e al tempo stesso non poteva intervenire nemmeno la Regione perché non aveva l’organizzazione per fronteggiare le nuove materie. Questo sul territorio ha causato delle difficoltà che conosciamo e noi non ce lo possiamo permettere.
Il dibattito deve essere fatto, la mia è un’apertura, ma con una valutazione attenta e pertinente, senza creare ulteriore incertezza sul territorio. Personalmente penso che una programmazione di area vasta possa essere molto utile in una regione come la nostra, per aiutare a interpretare meglio le esigenze dei territori, ma in linea con la regione.
Dobbiamo evitare il rischio di portare nuove incertezze e nuovi periodi transitori, creando ulteriore caos rispetto a quello che abbiamo superato e stiamo cercando di superare dopo la riforma Renzi-Del Rio.
Il fallimento di quella riforma è sotto gli occhi di tutti e non può essere superato unilateralmente esponendo a rischi gli enti e con superficialità, questo non lo vogliamo. Il dibattito odierno certifica il fallimento della riforma Deltio, una riforma che oggi come allora considero sbagliata”.
Francesco Acquaroli – governatore uscente, candidato alla presidenza delle Marche per il centrodestra.