FANO – “Vent’ann de men” è la nuova canzone della Borghetti Bugaron Band di Fano, uscita il 21 giugno su tutti gli store digitali. Il singolo è contenuto nell’album “diffuso” che esce a puntate, come una volta i romanzi d’appendice.
Iniziato nel 2021 con “El stradin” e proseguito con “El Bar Gnesi”, “Stappa stappa” e “Ancora qua” (in italiano), il brano rappresenta il quinto episodio di questo racconto musicale.
I Bugaron tornano all’amato dialetto con una canzone musicalmente allegra, estiva, leggera, da cantare andando al mare o passeggiando in campagna.
Ma, come sempre, i Bugaron mischiano le carte: dietro una apparente spensieratezza, nascondono pensieri più profondi ed emozioni venate di malinconia. Anche se affrontato con ironia, il testo riflette — con una punta d’amarezza — sul tempo che passa, sugli acciacchi sempre più pressanti, su un’età anagrafica che, nonostante la gente continui a dire “sei ancora un ragazzo!”, rivela inequivocabilmente che ragazzo non lo sei più da un pezzo. E anche le donne ormai lo sanno..
“Ieri sera ho fatto un bel simposio, proprio una cena da Re, mo bel pont, a mesanott… so git a lett da per me”, recita il testo.
Eppure, un riscatto esiste, magari momentaneo, magari solo per un attimo. Basta una giornata di sole, limpida e tersa, e una passeggiata col cane nel bosco, per sentirsi improvvisamente vent’anni di meno. E sorridere. Tornano quindi i temi cari ai Bugaron: la lotta quotidiana per una vita più a misura d’uomo, il desiderio di tempi e spazi diversi da quelli imposti da una società che ci vuole sempre giovani -come se l’invecchiare fosse una colpa-; l’amore per la natura e per gli animali, con cui è ancora possibile costruire legami autentici.
Riecheggiano, neanche troppo lontane — le parole di “Ij e el can”, un’altra canzone simbolo del gruppo. Prodotto, arrangiato e registrato come di consueto da Niccolò Serafini, il brano vede anche la partecipazione — all’organo e all’armonica — del musicista fanese Angelo “Manzarek” Panunzi, componente della storica Borghetti Bar Band (che guarda caso aveva già suonato proprio in “Ij e el can”).
Insomma, i Bugaron sono ancora qua, a raccontare le loro storie in musica, a suonare e divertirsi, nonostante gli acciacchi e i capelli bianchi. Convinti che, anche se ironicamente sono diventati “grandi” -e non vecchi- , valga ancora la pena cantare, almeno finché ci sarà un filo di voce, e le braccia riusciranno a reggere uno strumento.
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