Welfare, tagli al bilancio: ecco le ipotesi di lavoro del Terzo Settore

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FANO – La Giunta del Comune di Fano ha approvato il Bilancio per il 2015. Si è trattato di una operazione difficile, collegata ai tagli di bilancio riservati agli enti locali da parte del governo centrale. I capitoli del bilancio che sostengono il sociale hanno avuto un taglio di 180 mila euro a cui però andranno aggiunti i minori trasferimenti della Regione Marche (anch’essi derivanti dai tagli centrali) il cui effetto può essere stimato certamente pari al 70% di risorse in meno rispetto all’anno 2014. E’ vero che la Regione ha promesso, dopo le elezioni, di trasferire altre risorse ai Comuni per il welfare, i cui importi deriverebbero anche dall’avvio della programmazione dei Fondi Europei e più specificatamente dalle misure del Fondo Sociale Europeo che riguardano l’inclusione sociale e la lotta alla povertà, stimate in circa 5 milioni di euro all’anno. Ma tali risorse debbono essere spese seguendo i rigidi parametri previsti dal POR e probabilmente gran parte di esse andranno distribuiti alle famigli come bonus per l’acquisto di servizi quali gli asili nido o simili.

Le organizzazioni del Terzo settore che si occupano tutti i giorni di famiglie allo stremo o di disoccupati senza più alcun ammortizzatore sociale, o le organizzazioni di volontariato che lavorano per la tutela di soggetti fragili non saranno certamente al riparo da gravi e perduranti difficoltà. In un contesto socio-economico nel quale le risorse andrebbero aumentate, di fatto, visto il perdurare di una crisi dalla quale non siamo certamente usciti, bisogna fare i conti con delle evidenti diseguaglianze sociali. Riguardanti da una parte il progressivo impoverimento delle classi medie e dall’altra una guerra tra poveri divisi per categorie di svantaggio. A quanto appena detto si aggiunga che il venire meno delle provincie, che avevano competenze in settori delicati quali quelle delle donne sole con figli e delle disabilità sensoriali, ha visto sparire le provvidenze che fino all’anno scorso erano garantite. Come non sottolineare, poi, le difficoltà della Fondazione Cassa di Risparmio, uno degli enti erogatori nel sistema di Welfare assai importante, a cui tra l’altro il governo ha aumentato le imposte.

Ad un deficit di risorse si risponde con un buon lavoro di pianificazione e di programmazione, di coinvolgimento delle comunità locali, di valorizzazione massima delle risorse esistenti, di innovazione sociale. Il primo passo da fare, a nostro avviso, consiste nel mettere in cantiere, con urgenza, quanto peraltro già previsto anche dalla recente Legge regionale n.32/2014 e fortemente sostenuto dal Forum del Terzo Settore delle Marche. Parliamo del riordino dell’intero sistema cominciando dalla gestione associata dei servizi nel territorio che insiste sull’ambito sociale. Un’operazione di aggregazione e di creazione di un unico centro di spesa dovrebbe passare attraverso la costituzione di un’azienda speciale di servizi alla persona. Tale azienda permetterebbe di sollevare i comuni dai vincoli del patto di stabilità, e con delle economie di scala significative, si potrebbe impedire la riduzione dei servizi. Ad esempio, la gestione associata di tutte le strutture residenziali e diurne per anziani e disabili porterebbero a risparmiare almeno il 30% dell’attuale costo. Alcuni comuni marchigiani, il primo l’ambito sociale di Jesi, la scelta l’hanno già fatta da tempo, ma anche nel nostro entroterra l’ambito sociale di Cagli ha in fase avanzata la costituzione giuridica della gestione associata di tutti i servizi.

L’altro pilastro da costruire è quello del secondo welfare. Già da tempo una parte consistente della rete dei servizi è gestita da organizzazioni del terzo settore – alcune con forme di appalto pubblico, altre in autonomia. E’ arrivato il tempo di mettere a sistema un nuovo modo di gestire il welfare imparando da quelle esperienze di welfare generativo che stanno crescendo nel nostro paese.

Infine, una progettualità fortemente sostenuta nell’uso intelligente delle risorse europee e da operazioni complesse di coinvolgimento degli attori pubblici e privati locali, è fondamentale. Ma per fare questo occorrono visione strategica, capacità di costruire reti, capacità progettuale e di lobbying e alleanze tra aree ben più vaste dell’ambito sociale. In tal senso, il progetto più innovativo messo in campo nella nostra provincia risulta essere la creazione del Distretto integrato di economia sociale Marche Nord, con il patto territoriale che lega università, enti locali, organizzazioni sindacali, organizzazioni del non profit, centri di ricerca, aziende profit che condividono l’obiettivo di concorrere alla costruzione di un welfare di comunità e di promuovere politiche di sviluppo locale sostenibili.

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