Sogno una città più pulita. La lettera di un cittadino

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FANO – Quando arriva il caldo si sente il desiderio, soprattutto tra i maschietti, ma non solo, di farsi un bel taglio! Andiamo alla ricerca di refrigerio, di praticità e così un bel capello corto, il più corto possibile, compatibilmente al nostro limite di sopportazione estetica, diventa imperativo. La pratica del taglio da calura, per la verità, si ripete puntualmente anche sulla natura circostante che vive in simbiosi con noi: siepi, piante, giardini, cani ecc. Tra queste, ce n’è una in particolare, cosiddetta dello “sfalcio”, che rientra in una tecnica agronomica consistente nel taglio dell’erba selvatica che riveste orgogliosamente i cigli delle strade cittadine e non solo.

Quando l’operazione è destinata alle strade e aree pubbliche viene gestita dal Comune attraverso le sue sezioni operative, come pure in altri casi per l’intervento diretto delle Province, ovvero attraverso aziende che si aggiudicano l’appalto della manutenzione ordinaria per conto dei suddetti Enti contrattanti. Fin qui tutto bene, anzi benissimo, all’arrivo della stagione calda il verde, le strade e le aree pubbliche, proprio come noi, si rifanno il look dopo il torpore invernale! E tuttavia, in questa girandola di maquillage urbano ed extraurbano, c’è una cosa che non quadra, che non torna e che genera uno stato di illusione sensoriale.

Sotto quel vituperato, per quanto genuino, manto selvatico ecco venire alla luce un ammasso immondo di oggetti buttati e abbandonati lì nel corso del tempo da sconosciuti, che la gentil natura ha amorevolmente occultato al nostro delicato sguardo mostrandoci con fierezza solo l’esuberanza della sua maestosa vigoria. È un fatto questo ridondante scenario, non un giudizio personale, una situazione che si ripete puntualmente dopo il tanto atteso “sfalcio” e che tuttavia non sembra suscitare l’interesse dei gestori della cosa pubblica, né tantomeno l’indignazione che meriterebbe.
Mi è capitato in passato di parlare del problema, potete immaginare quali siano state le risposte, politiche ovviamente: “sì è vero, la ringraziamo per la sua sensibilità e provvederemo”, o anche “non me ne sono accorto”, fino all’immancabile “non ci sono i soldi per ripulire”, e via discorrendo.

Ora io dico, in una società civile che vuole pubblicizzare il suo territorio e che, anzi, ama il suo territorio, può esistere e persistere quest’orrendo spettacolo?
Non mi si venga a parlare di soldi, se in fase di gara si mettesse sul bando che oltre allo “sfalcio” l’azienda incaricata all’esecuzione dei lavori deve anche provvedere a portare via il sudiciume che trova per terra, quanto potrebbe costare di più tale servizio? Quanto metterebbe a rischio l’economia dell’Ente?

No, non si tratta di soldi, stiamo parlando di costume, di senso civico, meglio, di “etica della responsabilità” che non fa distinzioni di bandiere politiche o di schieramenti, o ci appartiene o non c’è niente da fare. E la cosa risulterebbe ancora più offensiva se una promessa di soluzione al problema contenesse, subliminalmente, un vantaggio politico per l’autorità di turno.
D’altronde, se la memoria non m’inganna, non ricordo che a Fano negli ultimi trenta anni si siano affrontate tematiche e campagne di sensibilizzazione per una città più pulita. Ma forse ho solo la memoria corta. Fortunatamente, l’inciviltà è ancora appannaggio di una ristretta minoranza nella nostra città, non sappiamo se e quando prenderà il sopravvento rispetto ai molti, invece, ai tanti che ancora la rispettano, ne hanno cura, la amano.

Con tutti i problemi che la quotidianità ci mette di fronte, questa potrebbe passare quasi per una provocazione, può darsi, il fatto è che se smettiamo di sognare cadiamo nel sonno profondo e al risveglio potremmo aver rimosso del tutto la nostra voglia di tenere vivo l’interesse per una città, la nostra meravigliosa Fano, più pulita.

Mario Giannelli

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