Referendum decreto Sblocca Italia, Carloni: “Ecco perché ho votato no”

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MARCHE – “Ho votato no per smascherare questo inganno di coloro che vorrebbero essere un partito di lotta e di governo. Il referendum è solo un ipocrita spot che inganna i cittadini, penalizza le imprese e danneggia il turismo per il clamore che susciterà nei media”, così interviene il consigliere regionale di Area Popolare Mirco Carloni a seguito della votazione avvenuta ieri in consiglio regionale sulla proposta referendaria tesa a cancellare alcuni punti del decreto Sblocca Italia.

“Il PD marchigiano – continua Carloni – vuole bloccare parte di una legge scritta e votata dallo stesso PD nazionale, inseguendo un ambientalismo di facciata e radical chic. In Italia abbiamo il 90% di dipendenza da energia importata ed il costo dell’energia per le imprese è più alto rispetto rispetto agli altri paesi europei. Ciò crea svantaggi alle famiglie ed un gap di competitività alle nostre imprese, specialmente a quelle energivore e alle piccole-medie imprese. Se non si affronta questa vicenda con una strategia di politica energetica e di politica industriale di lungo termine, si fa solo demagogia sia nei confronti delle imprese a cui si racconta che si sta facendo di tutto per farle crescere in competitività, sia nei confronti dei cittadini a cui si racconta che si vuole impedire l’inquinamento dei mari”.

“L’attività di ricerca che si intende promuovere in questa fase non crea nessun danno ambientale, anzi è proprio l’importazione dei materiali fossili ad inquinare i nostri mari, poiché avviene attraverso grosse navi che inquinano, che sono a rischio sversamenti e che emettono idrocarburi in acqua (100-15.0.000 ton/anno di idrocarburi riversati in mare). Per ogni mld di m³ in più prodotti in Italia si avrebbe un risparmio energetico pari al 7% del volume, l’equivalente di circa 160.000 ton di CO2 di mancate emissioni e qualora si arrivasse al raddoppio della produzione, si avrebbero meno emissioni per 2,8 Mton di CO2/anno”.

“E’ sbagliato il referendum perchè crea allarmismi strumentali a svantaggio del turismo che rischia di essere danneggiato solo dal clamore che l’iniziativa referendaria susciterà nei media. Ad esempio a Ravenna ci sono già più di 40 piattaforme gas in produzione davanti alla costa e puntualmente le 96 spiagge antistanti ricevono altrettante 96 bandiere blu, classificando la costa romagnola al primo posto in Italia. L’industria turistica balneare dell’intera zona non ha subito cali dovuti alla presenza di piattaforme, anzi i dati parlano di incrementi di presenze, in controtendenza con altre zone del paese”.

“Dobbiamo – conclude il consigliere Carloni – mettere in campo una strategia energetica e dire le cose come stanno. Nelle Marche ancora siamo nella fase della ricerca e non ci sono nemmeno certezze che ci siano materiali da estrarre, quindi tutto questo dibattito è pura ipocrisia”

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