Messaggio del Vescovo di Fano per la Pasqua: “la vita è più forte della morte”

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1944

La Pasqua non poteva che essere in primavera. Pasqua è la festa che celebra la vita più forte della morte, l’amore vittorioso sull’odio, la vendetta disarmata dal perdono. Ha scritto Papa Francesco nell’ Evangelii gaudium: “Alcune persone non si dedicano alla missione perché credono che nulla possa cambiare e dunque per loro è inutile sforzarsi… Se pensiamo che le cose non cambieranno, ricordiamo che Gesù Cristo ha trionfato sul peccato e sulla morte ed è ricolmo di potenza… La sua Risurrezione non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della Risurrezione. E’ una forza senza eguali… Nel mezzo dell’oscurità comincia sempre a sbocciare qualcosa di nuovo, che presto o tardi produce frutto” (nn 275-276)

Sì, forse attorno a noi c’è ancora tanto grigio e forse un po’ ce l’abbiamo anche noi! Simbolicamente possiamo dire che la festa di Pasqua è festa del terremoto, in cui diventa possibile – per chi lo vuole – far salire il macigno del sepolcro, i vari macigni dell’orgoglio, della violenza, della svogliatezza spirituale.

La Risurrezione di Gesù non è il ritorno alla vita di un cadavere; non è un processo chimico miracoloso. E’ la diversità totale di Dio, che irrompe all’interno del nostro mondo; è come una nuova creazione; è la decisione di Dio che  rende visibile il nostro destino.

Noi preferiamo meditare la Risurrezione di Gesù come una speranza-certezza che non riguarda soltanto il tempo dopo la morte o dopo la storia, ma anche la nostra vita presente. Tale meditazione può aiutarci a passare da una vita di egoismo, di violenza, di peccato ad una vita pulita, riconciliata, accogliente; da una esistenza sfiduciata, triste e stanca ad una esistenza di dignità, di fiducia, di coraggio, di gioia.

Anche se noi non siamo e gli altri non sono come dovremmo o dovrebbero essere, la luce della Risurrezione ci aiuta a credere che si può cambiare, che  anche nel terreno più sassoso può sbocciare un fiore, che possono emergere in noi potenzialità di bene ancora inespresse. I figli della Risurrezione sono stati tantissimi, in questi duemila anni: da svagati, superficiali, peccatori, sono arrivati a cambiamenti, a trasformazioni, a conversioni, con l’aiuto di quel Gesù che sembra aver seminato nel mondo abbondanti germogli di vita nuova. Nessuno più di noi, credenti in Cristo Risorto, ha il diritto di sognare l’impossibile! Cosa c’è, infatti, di più impossibile di un morto che esce dal sepolcro? Il Dio di Gesù Cristo è il Dio dell’impossibile, il nostro Dio.

Non ha perciò senso, per noi, la sfiducia di non riuscire a scoperchiare le tante tombe che ancora esistono sulla terra, i sepolcri delle ingiustizie e delle oppressioni, con cui le azioni malvage dell’umanità tengono sotterrate tante creature. Non hanno senso il fatalismo e la tristezza esistenziale, nei riguardi del nostro cambiamento spirituale e del cambiamento della società. Saremo davvero portatori di gioia e di coraggio, operatori di vere risurrezioni, se sapremo fare della nostra fede nella Risurrezione di Gesù, una seminagione di germogli di speranza, perché una persona che non spera più, è come morta.

Che la forza della Risurrezione ci spinga a moltiplicare le risurrezioni, anche se piccole, nelle nostre giornate.

 

Pasqua 2014                                                                                                            + Armando vescovo

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