La madre lo porta in Messico, dopo due anni torna dal padre. Battaglia legale con la ex moglie. Bimbo ora affidato a lui

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PESARO, 26 OTT – Portato in Messico due anni fa dalla madre, messicana, per una visita alla famiglia di origine, un bambino di 5 anni si è ricongiunto ieri sera con il padre, un avvocato 39enne di Pesaro, che ha fatto di tutto pur di riavere il figlioletto, compresi appelli in Tv e sui media latinoamericani, e una battaglia legale senza esclusione di colpi, assistito dal padre (anche lui avvocato) e da una legale dello studio, oltre che da un team di avvocati messicani, guidato da Roberto Cuesara. Alla fine si è visto dare ragione dalle autorità messicane e anche da quelle italiane che hanno disposto il rimpatrio immediato del minore e l’affidamento ‘super esclusivo’ al padre, con possibilità di visite protette da parte della madre. Una storia che comincia il 13 settembre 2016, quando la donna, una 37enne regolarmente sposata con l’avvocato pesarese, parte per il Messico con il figlioletto. Deve rientrare dopo un mese: il rapporto di coppia, dicono ora in Italia, era apparentemente sereno, come testimoniano i messaggi affettuosi inviati al marito. Invece lei comincia a rinviare la partenza con vari pretesti, fino ammettere, ai primi di dicembre, che vuole separarsi dal marito e che non intende più tornare in Italia. Da allora l’uomo riesce a parlare per telefono con il figlioletto sì e no un paio di volte, nonostante abbia ottenuto dal tribunale il diritto a tre videochiamate al mese. Della donna e del figlio si perdono le tracce, tanto che vengono ricercati dall’Interpol e dalla polizia messicana. Sono stati rintracciati poco tempo fa nel quartiere di Polanco a Città del Messico, una zona residenziale e commerciale. Ma i colpi di scena non sono ancora finiti: il bimbo viene portato in una casa famiglia protetta. Quando i due legali messicani incaricati dalla famiglia del padre vanno a prenderlo per partire alla volta dell’Italia vengono affrontati dal nonno materno, che li aggredisce e li picchia. La partenza è rimandata, ma solo di poco. Viene fissata un’altra data e, per evitare nuovi problemi, si dà l’indicazione di un numero del cancello di imbarco diverso da quello vero. Infine il viaggio fino all’aeroporto, sotto la scorta di una trentina di poliziotti messicani, e dopo il volo l’abbraccio con il padre. Che il bimbo, racconta il nonno, ha riconosciuto subito nonostante il tempo trascorso. E nonostante tutti i problemi, a Pesaro, dicono i familiari del padre, “qui la porta è sempre aperta per la madre, nell’interesse superiore del minore, che ha bisogno dei due genitori”. (ANSA).

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